I mandanti dell’omicidio di Alfio Vittorio Molteni furono la moglie Daniela Rho e il suo amante Alberto Brivio, condannati rispettivamente a 20 anni di reclusione e all’ergostolo. Molteni sarebbe stato assassinato per un assurdo capriccio: la moglie voleva escludere l’uomo dalla vita delle figlie, la vera intenzione della coppia era quella di screditare il marito per fare sì che non potesse avere l’affidamento delle figlie. Non volevano ucciderlo come spiegato da Daniela e anche da sua madre, intervistata da La vita in diretta: «Non lo volevano morto, solo che si comportasse diversamente. Sapevo che era una decisione di mia figlia e di Brivio fare questa strategia, ma Daniela non lo voleva morto». Il fratello di Alfio Molteni, Stefano, ha espresso soddisfazione per le condanne e ha aggiunto: «La giustizia che ha seguito il suo corso, mio fratello non tornerà mai: è una gioia parziale. Hanno voluto infangare il suo nome, cose del tutto infondate come dimostrato nel corso del processo. Era una persona per bene, amante della famiglia e del lavoro». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
CONDANNATI LA MOGLIE E IL SUO AMANTE
Due giorni fa è giunta la sentenza in Appello per l’omicidio di Alfio Vittorio Molteni, l’architetto ucciso a Carugo (Como) nell’ottobre del 2015, proprio davanti la sua abitazione. La Corte d’Appello di Milano ha confermato le condanne già inflitte in primo grado a carico di Alberto Brivio e Daniela Rho, quest’ultima moglie della vittima. Sul caso riaccenderà oggi i riflettori la trasmissione La vita in diretta, con nuovi documenti. All’uomo, suo ex amante, è stata confermata la condanna all’ergastolo, 20 anni invece per la Rho che avrebbe commissionato, secondo l’accusa, una serie di atti intimidatori nei confronti di Molteni, poi culminati con la sua uccisione. Sarebbe dovuto essere solo un avvertimento, almeno nelle intenzioni, quello che accadde all’architetto, ma poi qualcosa sfuggì di mano portando al terribile omicidio. L’intento della donna, la quale si stava separando da Alfio, in accordo con il suo allora amante, era quello di mettere in cattiva luce Molteni in modo che gli fosse negata la possibilità di poter vedere le sue bambine. Da qui una serie di atti intimidatori che avrebbero dovuto evidenziare la vita poco affidabile dell’uomo. Il piano era stato studiato nei minimi dettagli ed avrebbe dovuto concludersi con la gambizzazione della vittima, poi culminata in un agguato letale.
OMICIDIO ALFIO MOLTENI: LE CONDANNE IN APPELLO
Anche nel corso del processo di primo grado per l’omicidio di Alfio Molteni, Alberto Brivio ha sempre cercato di scaricare le responsabilità sulla donna. Le sue dichiarazioni sono però sempre state definite poco credibili. In Appello, come riferisce Corriere di Como nell’edizione online, la Corte ha confermato la condanna al carcere a vita anche a carico di Vincenzo Scovazzo, considerato uno degli esecutori materiali del delitto. L’investigatore privato Giovanni Terenghi, coinvolto negli atti intimidatori è invece stato condannato a 5 anni. Era lui, secondo l’accusa, a fornire dettagli sugli spostamenti di Molteni riferendoli alla sua ex moglie. Un piano che prevedeva anche il ruolo di Giuseppe De Martino, accusato di aver guidato l’auto con i killer a bordo fino a Carugo e l’unico ad aver ottenuto una riduzione della pena a 9 anni e 10 mesi anziché 14 anni e 8 mesi del primo grado.