Sono diverse le irregolarità rilevate dai consulenti incaricati dai pm di Ancona nell’inchiesta sulla strage di Corinaldo. L’uscita numero 3 della pista 1 della discoteca Lanterna Azzurra, quella dove morirono sei persone a causa della calca, presentava diverse “difformità” dalle norme di riferimento. Lo riporta l’Ansa. L’altezza e la capacità di deflusso, ad esempio, erano insufficienti, la pendenza elevata, le balaustre laterali in “pessimo stato conservativo” e mancava un corrimano centrale. Ma queste sono solo alcune delle irregolarità segnalate dall’ingegnere Marcello Mangione e dal colonnello del Genio carabinieri e professore Costanzo di Perna, ordinario di Fisica termica ambientale della Facoltà d Ingegneria della Politecnica Marche. Tra le difformità rilevate c’è anche l’assenza nella pista 1 di cartelloni per indicare il punto di raccolta in caso di esodo. Inoltre, due locali guardaroba erano ubicati in modo tale che l’uso poteva rappresentare un ostacolo al deflusso del pubblico. Le balaustre «non erano idonee a sopperire alle spinte d’affollamento».
STRAGE CORINALDO, IRREGOLARITÀ IN VIA DI FUGA LANTERNA AZZURRA
Le irregolarità segnalate dai due periti nominati dalla procura di Ancona fanno parte del fascicolo di indagine sulla strage di Corinaldo. Non ci sono invece informazioni sulla presenza della sostanza urticante che, secondo quanto hanno raccontato coloro che erano presenti nel locale, sarebbe stata spruzzata nell’aria, causando problemi respiratori ai presenti e la fuga verso l’esterno. Si cercavano, ad esempio, tracce di capsaicina, il composto chimico presente nel peperoncino e quindi nello spray urticante. L’ultimo controllo della commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo del comune di Corinaldo risale al 12 ottobre 2017. Come riportato da Open, durante l’intervento di controllo, la discoteca Lanterna Azzurra risultava essere un luogo sicuro e idoneo a ospitare eventi e spettacoli. Nell’inchiesta in mano alla procura ordinaria e quella dei minori ci sono dieci indagati: i quattro proprietari dell’immobile, i tre gestori del locale, un dj, una persona della sicurezza e un 17enne, che è sospettato di aver usato lo spray ma che, come riportato da La Repubblica, si è difeso raccontato agli inquirenti che non era a Corinaldo quella notte.