Jessica Faoro, motivazioni ergastolo Garlaschi/ “Uccisa per rifiuti alle sue avance”
Omicidio Jessica Faoro, le motivazioni della condanna all’ergastolo di Alessandro Garlaschi. Il gup scrive che la 19enne è stata “uccisa per rifiuti alle sue avance”

C’è una «lucida volontà criminale» dietro l’omicidio di Jessica Faoro. È quella di Alessandro Garlaschi, il tranviere condannato all’ergastolo con rito abbreviato. Ha ucciso con 85 coltellate la ragazza di 19 anni nel suo appartamento, a Milano, e poi ha tentato di bruciarne il corpo. Una «furia omicida» esplosa in «tutta la sua brutale violenza» per il rifiuto di Jessica di «intrattenere (…) i giochi erotici da lui pretesi». Questo è in sintesi quanto spiegato dal gup Alessandra Cecchelli nelle motivazioni della sentenza. L’interno di Garlaschi era «meramente punitivo» perché la ragazza si mostrava «poco sensibile» alle sue avance. La difesa, che aveva evidenziato il «vissuto affettivo e familiare» dell’imputato e «l’assenza di un comprovato movente razionale», non ha convinto il giudice, convinto della piena lucidità di Garlaschi e del fatto che l’uomo abbia avuto «uno sviluppo familiare e sociale privo di rilevanti anomalie tali da influire sulla sua capacità di autodeterminazione, a differenza di quanto può constatarsi nel vissuto della vittima».
JESSICA FAORO, MOTIVAZIONI ERGASTOLO GARLASCHI
Per il gup Alessandra Cecchelli va invece applicata l’aggravante dei motivi abietti e futili «in presenza della significativa sproporzione tra la gravità del reato e lo stimolo esterno», tenendo anche conto del fatto che la brutalità con cui Jessica Faoro è stata uccisa con «intento meramente punitivo». Quindi, l’omicidio è «chiara espressione di un moto interiore del tutto ingiustificato». I messaggi che Jessica e Alessandro Garlaschi si sono scambiati nelle ore di poco precedenti l’omicidio sono «agghiaccianti e significativi» nell’individuazione del movente del delitto, avvenuto con «innegabili (…) sevizie e crudeltà». Nelle motivazioni vengono riportati anche i messaggi via WhatsApp che i due si sono scambiati nella notte tra il 6 e il 7 febbraio 2018, prima della tragedia nella casa di Garlaschi, dove Jessica viveva da poco per svolgere lavori domestici in cambio di ospitalità visto che era uscita dalla comunità e «non aveva un posto dove dormire». «Comunque basta, domani mi metto in contatto con i servizi sociali perché a stare in questa casa non ce la faccio più con te che mi stressi», aveva risposto la ragazza per le continue pressioni.
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