Secondo la tradizione, era la scala del palazzo di Ponzio Pilato che Gesù salì il giorno della Sua Passione per presentarsi all’interrogatorio del governatore romano. Sempre secondo la tradizione a portarla a Roma fu Sant’Elena, moglie dell’imperatore Costantino, quello che per primo permise libertà di culto ai cristiani. Era l’anno 326 dopo Cristo. Era fatta di marmo “proconnesio” dall’isola con lo stesso nome vicina a Istanbul e nel 1723 papa Innocenzo III fece coprire gli scalini con del legno di noce, perché i gradini erano già consumati dalle migliaia di persone che avevano preso l’abitudine di salirla in ginocchio, in segno di devozione, cosa che si fa anche oggi. Sul Corriere della Sera padre Francesco Guerra, rettore del santuario nel centro di Roma, dice che “E’ impressionante vedere i segni della devozione di milioni di pellegrini. Sulla Scala secondo la tradizione ci sono 4 macchie del sangue di Gesù: 3 sono coperte da croci, 2 di bronzo e una di porfido rosso. All’altezza della quarta, protetta da una grata, si è formato un buco, perché i fedeli infilavano le dita per toccare proprio quel punto”.
IL SANGUE DI GESU’ SUI GRADINI
Sotto quel legno sono stati trovati migliaia di richieste di grazia che nel corso dei secoli i pellegrini hanno infilato fra le assi. La Scala Santa si trova nel santuario di Domenico Fontana che papa Sisto V fece costruire nel 1589 proprio davanti alla basilica di San Giovanni. Nel 1853 è stato inaugurato il convento che esiste ancora oggi affidato ai Padri Passionisti. Dal 1990 l’intero complesso è sotto restauro. L’11 aprile la riapertura ufficiale della scala con la benedizione del cardinal Vicario De Donatis. Per l’occasione è stato tolto il legno che sarà riposizionato il 9 giugno: saranno in milioni, si prevede, a salire quei gradini originali, visibili per la prima volta dopo 300 anni, che Gesù, sanguinante dopo le frustate dei romani, salì uno per uno.