San Giuseppe Vaz: a beatificarlo, venti anni fa, fu Giovanni Paolo II. Adesso Papa Bergoglio lo ha proclamato santo in una speciale messa di canonizzazione a Colombo, dove si trova in visita ufficiale. La messa si è tenuta nel parco Galle Face Green della capitale srilankese, erano presenti circa 500mila persone. Nello stesso luogo avvenne la beatificazione nel 1995. Papa Francesco lo ha ricordato così nella sua omelia: “La libertà religiosa è un diritto umano fondamentale: ogni individuo dev’essere libero, da solo o associato ad altri, di cercare la verità, di esprimere apertamente le sue convinzioni religiose, libero da intimidazioni e da costrizioni esterne”, aggiungendo che l’insegnamento di San Giuseppe Vaz ci dice che l’autentica adorazione di Dio non porta alla discriminazione e all’odio ma al rispetto per la sacralità della vita. Nato nel 1651 da famiglia portoghese, Vaz, come ha ricordato il papa, giunse a Ceylon per difendere la libertà dei cattolici perseguitati dai calvinisti olandesi. Era nato nello stato indiano di Goa durante la dominazione portoghese, nel 1676 si fece sacerdote nella congregazione di San Filippo Neri dopo aver studiato presso l’università dei gesuiti. Giunse a Ceylon quando era in corso l’espulsione dei missionari e dei fedeli cattolici a opera degli olandesi della Compagnia delle Indie. I sacerdoti cattolici erano minacciati di morte se fossero rimasti nell’isola. San Giuseppe Vaz giunse in modo clandestino fingendosi uno schiavo per dare il suo aiuto ai cattolici, traducendo anche il vangelo in lingua tamil e cingalese. A Ceylon per due anni visse nel villaggio di Jaffna dove celebrava la messa soltanto di notte e di nascosto. Grazie alla sua opera la fede cattolica riprese vigore nell’isola tanto che il governatore olandese mise una taglia sulla sua testa. Nessuno però lo tradì mentre la persecuzione dei calvinisti faceva molte vittime tra i cattolici, ma nonostante questo finì lo stesso in carcere accusato di essere una spia dei portoghesi. Venne scarcerato grazie al rispetto che la sua figura aveva risvegliato nel re buddista di Kandy. San Giuseppe Vaz morì in seguito a una epidemia di vaiolo che ne aveva minato il corpo nel 1711. Al momento della sua scomparsa lasciava una comunità di 70mila cattolici, quindici chiese e quattrocento cappelle tutte fatte costruire da lui.