Guido Ghisolfi, noto imprenditore 58enne, manager della Mossi&Ghisolfi, secondo gruppo italiano nel campo della chimica e degli imballaggi in plastica, si è tolto la vita con un colpo di arma da fuoco. La ricostruzione delle forze dell’ordine non lascia spazio ad altre ipotesi. Il colpo è stato esploso a distanza ravvicinata dall’arma regolarmente detenuta da Ghisolfi, mentre il corpo è stato rinvenuto intorno alle 5 del pomeriggio di martedì 3 marzo all’interno dell’automobile, una Lexus, di proprietà dello stesso industriale, che sostava nelle campagne dell’Alessandrino.
Come tanti figli di industriali Guido aveva cominciato il proprio lavoro giovanissimo, presso l’azienda fondata nel 1953 dal padre Vittorio, fondatore del Gruppo Mossi & Ghisolfi di Tortona, oggi multinazionale nel campo della chimica. Il suo ruolo non fu solo quello di vertice. Lo sviluppo dell’azienda, infatti, deve molto a Guido che, dopo la laurea in chimica al Politecnico di Torino divenne capo della ricerca interna all’azienda nel 1984. Un’attività, quella di ricercatore che si protrasse attivamente anche all’esterno per diversi anni e culminerà con lo studio per la produzione delle biotecnologie.
Vicepresidente della Mossi&Ghisolfi, ormai leader mondiale nella produzione di imballaggi in plastica (uno su tutti il Pet, prodotto introdotto nel mercato proprio dalla nota azienda) nel 2007 aveva costituito e successivamente diretto il progetto di ricerca nel settore dei biocarburanti per lo sviluppo di fonti energetiche provenienti da energie rinnovabili, tra cui spicca il bioetanolo. Divenne, a tal fine, anche presidente del gruppo Beta Renewables nonché suo amministratore delegato. Il progetto culminò nel 2013 con la costruzione di una raffineria ad hoc per la produzione di biocarburanti a Crescentino, nella provincia di Vercelli. Un altro successo, dal momento che l’impresa si è imposta da subito come leader mondiale del settore (con una produzione di 60 mila tonnellate annue di bioetanolo) grazie all’utilizzo della tecnologia Proesa® che sfrutta il riciclo di sostanze agricole di scarto o di seconda generazione, come piante a uso non alimentare.
Oltre all’impegno come industrale, Ghisolfi non aveva mai negato la sua fede politica per il Partito democratico e si era mostrato particolarmente vicino all’attuale presidente del consiglio Matteo Renzi, di cui apprezzava l’approccio moderno alla politica, nel duplice ruolo di finanziatore e di consigliere in tema di industria. Aveva contribuito economicamente alla Leopolda e alla fondazione Bing Bang. Qualche anno prima aveva sostituito Elsa Fornero nel comitato di sorveglianza del gruppo di Intesa San Paolo, quando la neoministro dovette cedere l’incarico per incompatibilità in seguito alla nomina al Governo.
Impegni a tutto tondo, compreso quelli in ambito sportivo, con la Derthona basket di Tortona, ovvero la società di pallacanestro della sua città, che fin dagli anni 80 aveva finanziato, favorendone il rilancio in A2.
La morte del noto imprenditore lascia oggi tutti sbigottiti, in primis la moglie, che non vedendolo rientrare per pranzo come al suo solito ha dato il via alle ricerche nella giornata di martedì. Solo poche ore prima, intorno alle otto del mattino Guido aveva lasciato la propria abitazione. Sul sito internet della società è comparso invece il seguente messaggio “A seguito di forti crisi depressive di cui soffriva da tempo si è ucciso il nostro vicepresidente”, a cui hanno fatto seguito parole di commiato.
Alla base del suicidio pare esservi una crisi depressiva, anche se sarà difficile accertare le cause della depressione dal momento che non sono stati trovati biglietti o messaggi accanto al corpo. Moltissimi i messaggi di addio giunti da vari leader politici e industriali che saranno presenti in largo numero nella cittadina piemontese per celebrare i riti funebri.