Si è spento questa sera, all’età di 88 anni, il capo della Chiesa Copta d’Egitto, Papa Shenuda III. Da tempo era gravemente malato e, nello scorso anno, si era anche recato negli Stati Uniti per sottoporsi a cure mediche particolari. Alla notizia della dipartita del patriarca di San Marco moltissimi cristiani egiziani, ma anche numerosi islamici, si sono raccolti presso la cattedrale di Abbasseya, ove Shenuda aveva la residenza. Nato il 3 agosto del 1923, era il più giovane di otto fratelli. Attivo fin dall’età di 16 anni nel movimento per le scuole domenicali copte, insegnò catechismo nella sua parrocchia e, successivamente, nelle chiese di Sant’Antonio a Shubra e di Santa Maria a Mahmasha. Dopo essersi laureato all’Università del Cairo, in storia, prese a frequentare la sera i corsi al Seminario teologico copto fino a ottenere il diploma nel 1949, quando iniziò a insegnare studi neotestamentari. In seguito, divenne monaco, con il nome di Antonio il Siriano. Il 18 giugno 1954, per sei anni, si ritirò in una grotta, dove si dedicò alla preghiera e all’ascesi. Mentre era in eremitaggio il suo predecessore, papa Cirillo VI di Alessandria lo nominò vescovo per l’educazione cristiana e decano dell’università teologica copta ortodossa. Fu allora che Antonio assunse il nome di Shenuda. FuCirillo VI, a proporlo patriarca, titolo che assunse il 14 novembre 1971. Sotto il suo governo, la chiesa copta egiziana ha vissuto un periodo di grande espansione. Fu Shenuda a consacrare i primi vescovi australiani e americani; negli Usa, ad oggi, ci sono un centinaio di chiese copto ortodosse. E’ il primo patriarca ortodosso copto ad essersi incontrato con un papa cattolico. L’incontro avvenne nel 1973, quando il pontefice era Paolo VI. Shenuda fu molto attivo nel segno dell’ecumenismo, cercando un riavvicinamento con le altre confessioni cristiane. A partire, ovviamente, dal cattolicesimo, le distinzioni con il quale riguardano, prevalentemente, il primato petrino. Gli ortodossi, infatti, non riconoscono l’autorità papale né, tantomeno, il dogma dell’infallibilità.
Al di là di questo, le differenze dal punto di vista dottrinale non sono così eclatanti. Tant’è vero che, dal punto di vista cattolico, i sacramenti amministrati da un sacerdote ortodosso sono validi (seppur “illegittimi”) come quelli amministrati da un sacerdote cattolico. Questo, perché nel corso dei secoli, pur essendosi separata dalla Chiesa di Roma, la Chiesa Ortodossa ha preservato la successione apostolica.