Elnora, ragazza ucraina di 28 anni, ha partorito il suo bambino nel boschetto della droga di Rogoredo, a Milano. Ora quel neonato può salvarla.
Pure in un luogo di morte può trionfare la vita. Si può riassumere così la vicenda della ragazza che ha partorito nel “boschetto della droga” di Rogoredo a Milano. Una storia, quella di cui ha dato conto Il Corriere della Sera, in cui speranza e devastazione si mescolano in un incrocio strano. Perché laddove mai penseresti che possa sbocciare qualcosa di buono, in mezzo a siringhe e delinquenza, tra spacciatori e fantasmi, ecco che la vita ti stupisce, ecco che un neonato si fa spazio. La vicenda è quella di Elnora, 28enne ucraina, che ha messo al mondo il suo bambino dopo essersi drogata, in una cascina abbandonata a pochi passi dal centri che sono il fulcro dello spaccio. Nell’impresa di dare alla luce il suo bambino l’ha aiutata un connazionale, tossicodipendente come lei, che ha avuto la lucidità – e visto il contesto il coraggio – di chiamare il 118.
RAGAZZA PARTORISCE NEL BOSCHETTO DELLA DROGA
Elnora e il suo bambino ce l’hanno fatta: il piccolo partorito nel boschetto della droga di Rogoredo è riuscito a venire al mondo e non è in pericolo di vita, come la sua mamma. Spiega “Il Giorno”, che il parto è avvenuto intorno all’1:30 di notte tra domenica 19 e lunedì 20 maggio. I paramedici, una volta arrivati sul posto, hanno prima aiutato la ragazza ucraina a partorire il neonato, poi hanno ricoverato entrambi presso la clinica Mangiagalli, dove i medici monitorano costantemente le loro condizioni. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera e riferito dal 118, Elnora ha continuato ad assumere droga anche durante la gravidanza. Per questo motivo i medici vogliono tenere sotto stretto controllo il suo bambino, che con ogni probabilità dovrà essere sottoposto a terapie per l’assunzione fetale di stupefacenti. Il suo compito, adesso, è quello di mettercela tutta: dopo aver compiuto un primo miracolo, quello di nascere nell’inferno di Rogoredo, deve provare a realizzarne un altro. Quello di trasformarsi in un’ancora per la propria mamma: forse l’unica che può tenere Elnora aggrappata alla vita.