Diversi terremoti hanno interessato nella giornata di oggi l’Italia Nord-Occidentale. Dopo la scossa di magnitudo 3.9 sulla scala Richter registrata questa mattina, alle ore 11.20, in provincia di Cuneo, un nuovo evento si è verificato questo pomeriggio, alle ore 16.41, con epicentro vicino a Piacenza. Il terremoto, di magnitudo 4.5, è stato registrato dall’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, nel distretto sismico della Valle del Trebbia alle coordinate 44.75°N, 9.631°E. La scossa è stata distintamente avvertita anche in diverse altre città del Nord Italia, come Bologna, Genova e Milano, dove l’evento ha generato non poca apprensione tra gli abitanti. La Protezione Civile ha però comunicato che al momento, nonostante la tanta paura da parte della popolazione vicina all’epicentro, non risultano feriti o danni al patrimonio urbanistico. Venti minuti dopo, intorno alle 17, due nuove scosse di magnitudo 2.3 e 2.2 hanno colpito la stessa area. Al contrario di quella registrata in provincia di Cuneo questa mattina, avvenuta a poca profondità, l’ipocentro del più recente evento è stato localizzato a una profondità di 32,2 chilometri. Antonio Piersanti, dirigente di ricerca dell’Ingv, è stato contattato da IlSussidiario.net per diversi chiarimenti a riguardo: «Bisogna innanzitutto sottolineare – ci dice – che una magnitudo di 4.5 gradi molto difficilmente può creare danni rilevanti, a meno che non avvenga in presenza di strutture estremamente fatiscenti, ma senza dubbio è in grado di generare un forte allarme tra la popolazione. Nel caso di una profondità di circa 30 chilometri, il terremoto viene avvertito su un’area maggiore, quindi anche presso centri abitati molto distanti dall’epicentro. Al contrario, quando l’evento sismico è più superficiale, l’intensità viene avvertita maggiormente ma solo nei pressi dell’epicentro, mettendo dunque in allarme un minor numero di abitanti». Piersanti conferma poi il fatto che «una magnitudo di 4.5 non avviene tutti i giorni in Italia, ma bisogna tener conto del fatto che terremoti di magnitudo uguale o superiore a 4 avvengono ogni anno, quindi non si tratta assolutamente di un fenomeno particolarmente anomalo». Per spiegare l’evento sismico di oggi, Piersanti ci fa sapere che «la Penisola italiana si trova al margine di due grandi placche, quella Africana e quella Euroasiatica. Trovandosi in una zona di margine di placca, la configurazione sismotettonica è dunque molto complessa: ai margini delle macroplacche, come nel nostro caso, possono formarsi delle microplacche, quindi le energie sprigionate dalla collisione delle due macroplacche e dai movimenti più complessi delle microplacche, danno luogo a quell’accumulo di energia che viene liberata sotto forma di terremoti in tutto il territorio italiano. Purtroppo, come sappiamo, non è possibile prevedere e descrivere in anticipo dove questa energia verrà rilasciata».
Per quanto riguarda la possibilità di assistere ad altre scosse nella stessa zona, Antonio Piersanti spiega che «certamente altri nuovi eventi non sorprenderebbero. Abbiamo infatti visto che la scossa maggiore è stata seguita da altre due minori appena una ventina di minuti dopo». Infine chiediamo all’esperto Ingv se l’evento di oggi può essere in qualche modo collegato con il tragico terremoto che nello scorso mese di maggio provocò la morte di 27 persone in Emilia Romagna: «Anche se le aree possono sembrare simili, la scossa di oggi è avvenuta molto più a ovest, quindi escluderei ogni collegamento. Il terremoto di questo pomeriggio riguarda in particolare la catena appenninica, mentre la sequenza del maggio scorso è stata registrata in piena zona della Pianura Padana».