Un altro terremoto, un altro sciacallaggio e altre frasi criminali e senza senso. Questa volta non ci sono registrazioni di risate su cui indignarsi e riempire le prime pagine dei giornali. Fortunatamente non ci sono neanche morti o dispersi (clicca qui per i dettagli sul terremoto a largo di Ancona). Ma il tanto decantato “popolo” di Twitter colpisce a casaccio. Meglio se il terremoto accadeva a Rimini, meglio se crollava il Meeting di comunione e liberazione. Già Repubblica ha una splendida rubrica, “le parole sono importanti”, ma evidentemente la gente non lo sa. Un terremoto a Rimini, durante il Meeting di Comunione e Liberazione (ma giusto per stare nell’esempio di questi alfieri della libera espressione e del odio “a la page” un tanto al tocco) vorrebbe dire, in caso di crollo di capannoni della fiera la possibilità che muoiano politici, personaggi importanti, e magari anche qualche antipatico (e perchè? qualcuno lo sa?) dirigente di Comunione e Liberazione. Ma anche donne. Bambini. Operai. Studenti. Volontari. Gente che lavora gratis (anzi, pagandosi l’alloggio!) perchè l’espressione di una cultura che ha fatto l’Italia possa esprimersi ed esistere. Adesso basta, le parole sono importanti. Tutti a riempirsi la bocca con gli esuli Kazaki e poi si augurano un terremoto dove parlano gli esuli di tanti e tanti paesi nel mondo, perseguitati non con gli arresti domiciliari, ma con torture e carcere? Vabbè, il “popolo” di Twitter, e di Internet, e della Rete, e dei giornali manettari fingono di non saperlo e aizzano indignazione a comando. Un terremoto durante il Meeting di Rimini vorrebbe dire sangue, morte, dolore. Morte di gente innocente, morte di gente che non fa nulla di male, che ha (almeno) lo stesso diritto di esprimersi e di esistere di quanto ne abbiano gli sfasciavetrine o i variopinti militanti di tutti i gay pride del mondo. O no? Ma davvero vorreste un terremoto a Rimini? Per poi essere i “cittadini” bravi si indignano per le risate su chi pensa di poter ricorstuire l’Aquila speculandoci come un avvoltoio. In cosa siete diversi? Sono queste le persone migliori? E’ questa l’Italia che spazza via il malcostume? Che poi è sempre degli altri, il male – si sa – lo fanno sempre gli altri. Anche quando non lo fanno, magari, come nel caso di chi è al Meeting di Rimini e non merita certo la morte per questo. O forse sì, per il “popolo” di Twitter. Ecco come è andata. Il forte terremoto che ha colpito stamane la costa delle Marche, provocando anche il distaccamento di un costone di montagna a picco sul mare e facendo temere per un possibile disperso, ha provocato diverse reazioni su Twitter. Reazioni che lasciano amareggiati per il loro contenuto, privo di alcun fondamento di rispetto per la vita umana e le opinioni altrui. Diversi utenti infatti approfittando del fatto che il terremoto si sia verificato non lontano da Rimini dove si sta tenendo in questi giorni il Meeting per l’amicizia fra i popoli organizzato dal movimento di Comunione e liberazione, si sono rammaricati che il sisma non si sia verificato lì. Insomma, che un bel terremoto distruggesse l’intero Meeting, e poco importa – ricordiamo – che ci siano dentro migliaia di persone tra cui donne e bambini. Ecco qualche esempio di cosa gira su Twitter in queste ore: “l #terremoto non poteva essere più forte e un po’ più a nord? Diciamo a Rimini” si strugge @andreagam78; oppure: “tra il #meeting13 a Rimini e il #terremoto ad Ancona non so qual è la calamità più grande”, ironizza DovevoessereCiro (bel Nickname, complimenti). E ancora: “Terremoto nelle marche a Numana. E dire che a Rimini avrebbe potuto essere molto più proficuo”, dice Palindromico. “Io il terremoto lo vorrei al meeting, non nelle Marche” dice Druspank. Altro che “popolo”, Twitter è una “massa di utenti”, per il Popolo, quello vero con la P maiuscola, rivolgersi alla Chiesa. O fate un giro al Meeting. Ma per piacere, datevi una svegliata e cancellate questi tweet vergognosi. (Vittorio Crippa)