Prosegue in Cile lo sciame sismico dopo la fortissima scossa di magnitudo 8.2 gradi della Scala Richter che ieri sera ha sconvolto il Paese provocando sei vittime e molti feriti. La scossa è avvenuta nel tardo pomeriggio e già dopo 45 minuti alcune onde alte anche più di due metri si sono abbattute sulla città di Iquique, a circa 1.800 chilometri a nord di Santiago. Dopo la paura, il ministro dell’interno Rodrigo Penailillo ha fatto sapere che l’allarme tsunami è rientrato in tutto il Paese, ma adesso il pericolo si è spostato verso il Giappone, dove la prima onda anomala dovuta al forte sisma dovrebbe arrivare verso le 5 di domani (le 22 di mercoledì in Italia) nei pressi dell’isola di Hokkaido. Il governo nipponico starebbe valutando se diramare un allarme tsunami di secondo livello.
Il terremoto di magnitudo 8.2 che ha messo in ginocchio il Cile è stato provocato dalla placca Nazca che è andare in subduzione a quella Sudamericana, come spiega Alberto Michelini, direttore del Centro Nazionale Terremoti dell’Ingv. Si tratta di una faglia estremamente attiva che ha causato più violento terremoto della storia (magnitudo 9.5). Il terremoto di Valdivia è datato 22 maggio 1960 e il suo bilancio fu infermale: più di 3000 morti e due milioni di sfollati (oltre a uno spostamento di 30 centimetri dell’asse terrestre). L’avvicinamento annuo tra le due placche è di 6.5 centimetri: l’attrito crea dei punti dove si accumula (da anni) energia, che viene poi liberata provando fenomen di tale portata ed entità. Michelini prosegue: “Quello di questa notte è stato un terremoto forte ma non fortissimo se confrontato con altri violenti terremoti che hanno gia’ colpito la regione nel passato. Le stringenti norme antisismiche adottate in Cile e il sistema di allarme tsunami hanno sicuramente permesso di limitare di molto i danni e le vittime”. Nel frattempo è stato revocato l’allarme tsunami, lanciato subito dopo il sisma quando le onde più alte, superiori ai due metri, si erano abbattute su Iquique, circa 1.800 chilometri a nord di Santiago. Ora, come detto, il ministro dell’interno Rodrigo Penailillo ne ha annunciato la revoca in tutto il Paese.
Violento terremoto nel mare al largo delle coste cilene che ha sprigionato una potenza di 8.2 gradi di magnitudo della scala Richter. L’evento ha quindi provocato uno tsunami con onde che hanno raggiunto i 2,3 metri di altezza: le onde si sono abbattute sulle coste di Iquique a circa 1800 chilometri a nord della capitale Santiago. Immediato l’allarme su tutta la costa occidentale dell’America Latina e anche alle Hawaii. I morti accertati al momento sarebbero cinque, diversi i feriti. Molte le frane sulle strade, in migliaia senza corrente elettrica, incendiati alcuni negozi. Evacuate le zone più vicine all’epicentro. Allarme anche in Perù: a Lima è stato vietato l’ingresso nella zona della città che dà sul mare. La scossa è stata registrata alle ore 20 e 46 locali, l’una e 46 di notte in Italia. L’ipocentro è stato rilevato a 20,1 chilometri di profondità mentre l’epicentro è stato individuato a 95 chilometri a nord ovest della città di Iquique, il principale porto del Cile per quanto riguarda il commercio dei minerali. A seguire molte altre scosse di cui una di magnitudo 6.2 gradi. Si è poi verificata una fuga dal carcere della città, circa trecento persone si sono date alla fuga approfittando del caos. Il Cile è da sempre sottoposto a terremoti catastrofici,l’ultimo dei quali nel 2010 con oltre cinquecento morti.