Iran Israele, il ministro della Difesa Crosetto avverte sui rischi atomica, escalation e attentati e chiede a Netanyahu di fermarsi su Gaza
CROSETTO SULLA CRISI IRAN ISRAELE
Tensioni, minacce e bombardamenti reciproci fanno temere un conflitto nucleare tra Israele e Iran, ma, al momento, per il ministro della Difesa Guido Crosetto non è un rischio imminente. L’Italia resta prudente, ma comunque presente sulla scena internazionale. Tuttavia, questo non è l’unico tema affrontato nell’intervista al Corriere, in cui c’è spazio anche per riflessioni sulla guerra in Ucraina e sulle spese militari italiane.
Partendo dal rischio di escalation tra Israele e Iran, Crosetto afferma che è da oltre un anno che c’è questo timore, legato al sospetto che Teheran stia cercando di costruire un’arma nucleare. Per Israele, l’eventualità che Teheran si doti di un’arma nucleare rappresenta una questione di sopravvivenza.
L’Iran, infatti, non ha mai nascosto la sua ostilità verso lo Stato ebraico, definendolo più volte come un’entità da eliminare. Secondo il ministro Crosetto, se il regime iraniano riuscisse ad acquisire la bomba atomica, non esiterebbe a impiegarla contro Israele.

È proprio questo scenario ad alimentare l’ipotesi di interventi preventivi da parte di Tel Aviv. “Il giorno in cui l’Iran avesse la bomba atomica, non perderebbe un’ora: la userebbe e senza esitazione”. Un eventuale conflitto tra questi due Paesi avrebbe conseguenze globali, per l’economia e per la sicurezza in Europa.
L’ATTACCO ISRAELIANO NON E’ STATO COMUNICATO ALL’ITALIA
Per l’Italia non ci sono minacce dirette, ma si temono azioni dimostrative da parte di gruppi radicalizzati. “La situazione può avere conseguenze importanti, incluso un aumento del rischio di attacchi terroristici”. Comunque, i servizi italiani stanno monitorando la situazione con attenzione, e le misure di sicurezza sono state aumentate senza creare panico.
Nell’intervista, Crosetto precisa che l’attacco israeliano non è stato comunicato all’Italia (né ad altri Paesi europei) preventivamente, ma ciò non significa che vada rivisto il posizionamento geopolitico del nostro Paese: ritiene che vadano invece rafforzati i legami con la NATO e con l’Europa, mantenendo però autonomia strategica.
DALLA GUERRA IN UCRAINA A GAZA
In generale, non verranno inviate truppe italiane in Ucraina o in altri teatri di guerra, perché l’Italia partecipa solo a missioni di pace o stabilizzazione. Riguardo alla crisi ucraina, Crosetto sottolinea come l’unica persona in grado di porre fine immediatamente alla guerra sia Vladimir Putin, colui che l’ha iniziata.
Nel frattempo, l’Italia continua a fornire supporto a Kiev, pur con forti limitazioni dovute alla scarsità di risorse negli arsenali nazionali. “Stiamo firmando nuovi contratti e riorganizzando la logistica”, spiega il ministro. Tuttavia, il flusso di aiuti militari potrà cessare soltanto quando sarà avviata una tregua credibile accompagnata da un concreto processo di pace.
Non mancano critiche a Israele, in particolare al primo ministro Netanyahu: per Crosetto, bisogna combattere Hamas, ma non attraverso i bombardamenti su Gaza, che colpiscono i civili. Inoltre, segnala come gli attacchi all’Iran o a Gaza possano rafforzare gruppi estremisti in tutta la regione (come Hezbollah o le milizie nel Mar Rosso).
LE SPESE MILITARI E IL PIANO REARM EUROPE
Sulla questione delle spese militari richieste dalla NATO, Crosetto propone una ripartizione equilibrata del 5%: il 3,5% destinato alla difesa vera e propria e il restante 1,5% alla sicurezza interna. Si tratta comunque di un traguardo impegnativo, che potrà essere centrato solo nel lungo periodo: “Serviranno almeno dieci anni”, afferma il ministro, “con incrementi graduali non superiori allo 0,2% annuo”. Così si possono trovare 40 miliardi senza tagliare servizi importanti. Infine, per quanto riguarda il progetto ReArm Europe, ogni Paese può contribuire in base alle sue capacità, con un ruolo predefinito.