La storia del Centro Culturale di Milano inizia nel 1981 quando don Luigi Giussani accolse e sostenne la volontà di dar vita a un luogo di cultura e incontro. Da quel tempo – quando il Centro si chiamava ancora Centro Culturale San Carlo perché collegato al luogo della Basilica milanese omonima di fianco al Duomo – hanno preso le mosse grandi eventi, originali approcci ai temi della cultura contemporanea, da subito propagati a macchia d’olio per tutta Italia. Una stagione, i primi anni ’80, dove altri centri culturali e il Meeting di Rimini muovevano i primi passi. Il direttore è Camillo Fornasieri che, attualmente e da tempo, sovrintende tutta l’attività. Lo spirito del Centro Culturale di Milano è dare voce al vero fondamento della cultura che è quella di rispondere alla domanda di verità, di significato totale che in ogni età, prima di ogni ideologia grida dentro la vita di ogni popolo e persona. Il Centro affronta diverse tematiche –è uno dei pochi ad essere multidisciplinare- dall’arte intesa come espressione della vera bellezza, alla letteratura, dalla poesia classica e contemporanea all’attualità, dall’economia alla scienza, dalla musica alla medicina, dall’ecologia e ambiente alla religione, fino ad altre forme creative contemporanee. Una presenza, una rete di relazioni di enti, soggetti culturali, persone, capace di scoperte e anticipi profetici: è nel 1995, ad esempio, che il CMC intrattiene il primo dialogo con il mondo musulmano, per conoscerlo anzitutto, ma anche per costruire un rapporto d’amicizia e di comprensione sia a livello locale che internazionale. Ospiti del CMC sono esperti e docenti operanti in Libano ed Egitto, oggi tra i più consultati dagli organismi internazionali, per comprendere e sviscerare il senso profondo dell’Islam e la sua crisi, visto tra realtà e ideologia, tra fondamentalismo e autentica religiosità. Un altro tema di frontiera, spesso censurato dalla cultura ‘diffusa’, è quello dei cristiani e dell’uomo testimoni e perseguitati in varie zone del mondo. Dagli anni ’80, quando ci fu la schiera dei dissidenti dell’Unione Sovietica e dei Paesi dell’Est Europa, protestanti, atei, liberali, cattolici, da Siniavskij, Bukowsky a padre Men, fino ad oggi quando dal Centro è stata lanciata una sottoscrizione per i cristiani iracheni scappati in Libano e senza diritti, che si è diffusa in tuta Italia. Il dialogo con il mondo laico ed alcuni intellettuali liberali, con la cultura socialista, sono elementi molto presente, fino al rapporto intercorso e consolidatosi nel tempo con il variegato mondo ebraico di vari Paesi, e quello tra cattolici e ortodossi. E poi c’è il dialogo con la cultura e il mondo americano su temi sociali e del diritto.
Il respiro internazionale si documenta ad esempio con alcuni grandi scrittori, registi e autori che hanno varcato le soglie del Centro Culturale di Milano. Ci sono stati i Nobel Czeslaw Milosz, Derek Walcott, John Eccles, vere e proprie amicizie con David Grossman, Aharon Appelfeld, Lev Dodin, Jean Clair, Alain Finkielkraut, Pierre Manent e in tempi meno recenti Anthony Burgess, Chaim Potok, Moravia. L’elenco e il rapporto con gli scienziati , dalla matematica alla geologia, passando per la fisica, aumenta di gran lunga la schiera dei grandi nomi, da Paul Davies a Ugo Amaldi, da John Barrow a Conway Morris, da John Polkinghorne a Rubbia, Sachs, Hodgson. Il centro culturale mette a disposizione il suo prezioso archivio storico presente online – www.cmc.milano.it – per i Soci, un vero e proprio spaccato della vita internazionale di una Milano giovane e vivente. Un’ archivio dove sono contenuti i volti e le storie degli oltre 2000 personaggi che sono venuti in questa oasi della cultura ma diremmo meglio della convivenza: scrittori, scienziati, filosofi, artisti, premi Nobel, economisti, giornalisti, testimoni della nostra epoca. Un patrimonio di idee, una storia, un’amicizia e una presenza nella società. A chiare lettere, a mo’ di slogan nella comunicazione di questo laboratorio della creatività “un luogo dove la passione per la verità e l’ascolto della bellezza uniscono gli uomini e la loro esperienza in un incontro permanente, un centro culturale”. 50 eventi l’anno, tra incontri, convegni, mostre, presentazioni, spettacoli, 20.000 persone l’anno che affollano la sede, sempre vicinissima al Duomo, e le altre sale cittadine. Alcuni incontri con collaboratori e amici più stretti del Centro Culturale di Milano hanno segnato i vari tempi di questa realtà che è sempre rimasta in contatto con il mondo universitario giovanile e con i testimoni più vivi del Paese e di tutto il mondo. Nei primi tempi Giovanni Testori è stato uno di questi e ha trasferito nel lavoro col Centro Culturale il suo stupendo rapporto con Milano, il suo senso esistenziale, tutte le sue tematiche interiori. Si potrebbe ricordare Giuseppe Pontiggia che si legò molto e con affetto, incoraggiando la ricerca letteraria e la Scuola di Scrittura Flannery O’Connor oggi tra le realtà più stimate in Italia, o Federico Zeri, nel campo dell’arte che tenne ben quattro memorabili conferenze. Una rete di persone che spesso vengono a conoscersi tra loro scoprendo l’affinità che li riunisce a partire dall’intuizione originale che ha preso le mosse da Milano, una città che oggi è nel cuore di questo Centro, oltre che nel suo nome, e lo porta a svolgere indagini territoriali, Mostre di Fotografia sulla convivenza nelle città per raccontare le metropoli in rapporto a Milano con la sua ambrosianità, tradizione cristiana, socialista e liberale e il suo futuro. Un antropologia della città per concepire e generare il futuro, fatto oggi più che mai attuale, vista la crisi demografica ed educativa e anche in vista dell’Expo del 2015. Nei vari anni della sua attività il Centro si è confrontato coraggiosamente in modo originale con i diversi momenti storici ed è divenuto un luogo dove posizioni culturali differenti si incontrano, e dove si vuole far emergere per tutti la positività del reale. Si può veramente dire che in questo luogo si può riscoprire l’espressione dell’esperienza umana e una storia che è ormai entrata nella vita di Milano. Il CMC è sulla scia di questa tradizione, accesa e scoperta dall’esperienza di Comunione e Liberazione, in forte dialogo e confronto allo stesso tempo con tutte le valenze culturali. Vi sono tradizionali cicli di eventi come le Conferenze internazionali – la letteratura, il pensiero, l’arte, i testimoni dal mondo, improntati a una tematica guida e provocatoria; i Percorsi della scienza in collaborazione con Euresis – i punti cruciali e le scoperte nel mondo della scienza; l’Attualità, società, economia – dibattiti e convegni in collaborazione con Fondazione per la Sussidiarietà, Musica in Cattedra (un vero e proprio marchio che ha reinventato la musica classica raccontata ed eseguita da grandi interpreti), conversazioni musicali al pianoforte ed altri strumenti; la Scuola di Scrittura Creativa Flannery O’Connor diretta da Luca Doninelli; gli Incontri, riscoperte, testimonianze – la storia, la tradizione, l’innovazione; il Giornalismo, parole alla prova – conversazioni come critica della comunicazione; i Vini di Versi – ciclo di poesia, parola dell’uomo e degustazione di vini, parola della terra, curato da Davide Rondoni; Concerti di Jazz e le Mostre di Fotografia – la verità dello sguardo (alcune di queste Mostre sono un vero e proprio caposaldo dell’arte e dell’immagine contemporanea, tra autori storici del ‘900 e del presente, con la Collana di Libri Quaderni del CMC editi da Admira); Quadri per un’esposizione, rassegna sull’arte contemporanea e la collaborazione con la Fondazione Congdon, la Rassegna Cinematografica con Sentieri del Cinema. Il Centro Culturale di Milano ha anche iniziato il revival dantesco con Riconoscere Dante con l’obiettivo di far scoprire la tradizione della fede e della ragione della storia italiana e del mondo. Con la consueta originalità e ricerca di maestri Milano ha così incontrato la traduttrice della Divina Commedia in persiano, la scrittrice iraniana Faridah Mahdawi, (traduttrice anche di Petrarca, Ungaretti e Montale) o maestri di vari centri di cultura italiana quali Ezio Raimondi, Carlo Ossola, Piero Citati, Chiavacci Leonardi, Vittorio Sermonti, in una ‘stretta’ che costringe tutti a sorprendere l’esperienza del presente, staccandosi dall’erudizione, di fronte alla voce della tradizione. Il Centro si avvale di una Redazione Culturale e di collaboratori esterni impegnati in vari campi. Questo centro culturale che ha come motto “La cultura nasce da un gusto del vivere”, una frase di don Giussani, è un punto espressivo anche perché accoglie e sviluppa collaborazioni con una pluralità di soggetti operanti nella città e nel Paese: università, case editrici, orchestre, giornali, musei, gallerie, associazioni culturali, istituzioni comunali e regionali. Il Centro Culturale aderisce all’Associazione Italiana dei Centri Culturali della quale è fondatore, e collabora attivamente al Meeting di Rimini. I Soci del Centro Culturale sono la grande anima che lo sostiene: sono attualmente 7600; a loro va il foglio rivista “Tramvai” che reporta testi della stagione in corso. Il Centro Culturale di Milano è conosciuto a Londra, Parigi, Gerusalemme, Madrid, Lisbona, New York, Mosca e negli States, perchè rimane legato alle persone che ospita e che diventano esse stesse promotrici di nuove collaborazioni.