“Non stiamo parlando di veri e propri artisti. Pensiamo a loro come fossero stati autori di fiabe, ma non è così, perché i due fratelli sono stati innanzitutto dei raccoglitori di tradizioni. E’ per questo motivo che vengono ricordati come i fondatori della germanistica”. Camilla Miglio, docente di Letteratura tedesca e Traduzione letteraria alla Sapienza di Roma, ci svela tutto ciò che si nasconde dietro la vita e il lavoro di Jacob e Wilhelm Karl, era questo il nome dei due fratelli, ricordati per fiabe come Cenerentola, Biancaneve, Hänsel e Gretel e Il gatto con gli stivali. In occasione dei 200 anni della pubblicazione delle loro “Fiabe del focolare”, Google rende loro omaggio con un logo speciale animato. “Creando il cosiddetto metodo filologico – continua a spiegarci la professoressa Miglio – sono stati in grado di raccogliere fiabe dalla tradizione orale, scritta, ma anche il patrimonio linguistico della cultura tedesca quando la Germania era ancora frammentata in centinaia di principati e piccole nazioni”.
Arrivando fino alla compilazione del Deutsches Wörterbuch, ancora oggi considerato la fonte più autorevole per l’etimologia dei vocaboli tedeschi. Sono gli autori di questo monumentale dizionario storico della lingua tedesca che ha continuato a vivere anche dopo di loro attraverso continui aggiornamenti. In Italia, per avere un termine di paragone, possiamo pensare al Grande dizionario della lingua italiana fondato da Salvatore Battaglia.
Come mai è così importante questo volume? Per esempio, per ogni lemma vengono riportati non solo la derivazione e l’equivalente latino, ma anche l’uso nei secoli in contesti di frasi, mostrandone dunque tutta la ricchezza e la stratificazione. I Grimm hanno quindi cercato di riconfigurare, sotto il segno della lingue e delle sua diverse accezioni nella storia tedesca, la comunità nazionale che si andava aggregando proprio negli anni del loro lavoro, tra i primi dell’Ottocento fino a dopo il 1850.
E le fiabe? Le fiabe sono una parte di questo, sono la voce del “volk”, del popolo, quella più immediata. Le edizioni successive al 1812, anno della prima pubblicazione, da cui è tratta anche quella corrente, sono molto più “letterarie”, quindi solo in quel caso possiamo considerarli autori in senso stretto. Nelle favole originali, inoltre, ci sono molti aspetti cruenti poi eliminati, ma anche decisamente grotteschi e legati alla cultura popolare, certamente più “grezza” ma allo stesso tempo anche molto più viva.
Può farci un esempio? E’ indicativo il risveglio di Biancaneve: nella versione del 1812 a risvegliare la ragazza non fu il bacio del principe, bensì un servo che, stufo di dover trasportare il corpo della fanciulla che il principe voleva sempre accanto, scoperchiò la bara di cristallo e le diede un pugno.
Decisamente meno poetico… Lo so, ma è necessario sottolineare che anche questa versione cosiddetta “originale” non è comunque una loro invenzione. Loro sono raccoglitori filologi, non i creatori di queste fiabe.
Come mai allora, soprattutto in Italia, sono ricordati come scrittori di fiabe per bambini?
Perché questo è stato l’uso che loro stessi, per motivi che possiamo chiamare “di mercato”, hanno voluto fare del proprio lavoro.
Cosa intende?
Le loro fiabe sono diventate esplicitamente per bambini dopo le traduzioni avvenute in Inghilterra intorno al 1830, adattate per un pubblico di bambini. Visto il grande successo, a loro volta anche i Grimm hanno deciso di modificare i testi e in Italia sono arrivate in questo modo. Se vogliamo proprio ricercare uno dei responsabili di questa “banalizzazione” delle favole dei Grimm, possiamo citare senza dubbio Walt Disney, “colpevole” di aver essenzialmente “pastorizzato” le fiabe dei Grimm rendendole di fatto totalmente inoffensive.
(Claudio Perlini)