Sui cartellini delle oltre 200 opere arrivate a Palazzo Reale di Milano per l’imminente mostra dedicata a Picasso i visitatori troveranno sempre la stessa dicitura conclusiva: “dation Picasso”. Di che si tratta? I quadri e le sculture esposte arrivano in blocco dal museo parigino interamente dedicato all’artista più celebre del 900, museo che attualmente è in ristrutturazione e che grazie ai “fee” incassati con questa trasferta milanese potrà coprire una parte dei lavori. Il Musée Picasso di Parigi è situato in un affascinante palazzo nel cuore del Marais, ed è nato in un solo botto nel 1979, sei anni dopo la scomparsa del maestro, quando si è conclusa la lunghissima trattativa sulle tasse di successione tra gli eredi e lo stato francese. Una legge del 1968 voluta da André Malraux, e definita appunto “dation”, permette agli eredi di pagare il debito con lo stato in opere o in materiali ritenuti storicamente significativi e che lo stato reputa importante avere in proprietà, impedendo che finiscano all’estero. Nel caso di Picasso gli eredi erano arrivati in possesso, alla morte dell’artista, di un’immensa quantità di materiali, la cui inventariazione richiese oltre quattro anni. C’era una quantità immensa di opere mai viste, e anche opere molto famose che Picasso si era sempre rifiutato di vendere. Faceva parte del suo temperamento questo sfuggire ad ogni catalogazione rigida: e d’altra parte era talmente intensa la sua attività creativa, che catalogarla in vitra era davvero arduo. Picasso dipingeva sempre e ovunque; speso gli capitava di regalare anche a sconosciuti opere appena realizzate.
Fatto sta che alla fine l’ufficiale giudiziario delegato alla “conta” fissò in 1,4 miliardi di franchi il valore delle opere e in 290 milioni quello che gli eredi dovevano allo Stato. Gli eredi invece di pagare quella cifra scelsero l’opzione di cedere l’equivalente in opere. Ma la legge prevede una condizione importante: che sia lo Stato a scegliere, e che la scelta avvenga prima di qualsiasi dispersione del patrimonio. Così Dominique Bozo, il primo curatore del Musée Picasso ebbe il privilegio di scegliere ad una ad una le opere per la grande raccolta parigina. Questo spiega la straordinaria completezza di quella raccolta che ora approda, con i suoi pezzi migliori, a Milano: non c’è stagione del maestro spagnolo che non si trovi rappresentata. Complessivamente passarono allo Stato oltre 200 quadri, 1.000 disegni e 137 sculture, insieme ad alcune tele di altri artisti che facevano parte del patrimonio personale dell’ autore di Guernica.
Nel 1990 il Musée Picasso si arricchì ulteriormente grazie alla “dation” relativa ad un’altra successione: quella dell’ultima moglie di Picasso, Jacqueline Roque che si era tolta la vita nel 1986. Anche in questo caso gli eredi scelsero, invece di pagare, di cedere una cinquantina di opere dell’artista a cui si sono aggiunti qualche centinaio tra disegni, litografie e sculture (in particolare vennero ceduti 24 quaderni di schizzi).
Tutto questo è stato reso possibile grazie a quella legge del 1968. Una legge che nel tempo ha arricchito lo stato francese di altri straordinari tesori. Nel 1988 furono gli eredi Chagall a cedere ben 464 lavori dell’artista, stimati allora circa 150 miliardi di lire: sono le opere che oggi costituiscono il cuore dello stupendo Musée Chagall di Nizza. E non c’è solo l’arte moderna, perché a volte la cessione in quota di tassa di successione riguarda anche opere d’arte antica: è il caso di un capolavoro di Vermeer, L’Astronomo, arrivato al Louvre nel 1983 da una successione Rothschild. O del celebre Dejeuner sur l’herbe, l’opera più importante di Monet prima della stagione impressionista, approdata invece al Musée d’Orsay.