Una lunga intervista sul quotidiano Avvenire rivela particolari nascosti e intimi del poeta premio Nobel che scrisse il dubbio e l’impossibilità di essere felici. Bianca Montale, figlia del fratello, era la nipote preferita e a differenza dello zio grande credente. Forse per questo Montale l’amò così tanto. Gli è mancata la folgorazione della fede, racconta nell’intervista, ma per tutta la vita ha cercato la presenza dell’invisibile, aveva una passione per Cristo. Prima di ammalarsi e andare nell’ospedale dove sarebbe morto, sul comodino teneva un libro con la vita di Cristo e un santino nel portafogli, l’adorazione dei Magi con la scritta: la bontà di Dio si è manifestata in Cristo. Addirittura, racconta ancora Bianca, decise di sposare il chiesa la sua compagna e poco prima di morire chiese al cappellano della clinica dove ricoverato di recitare un padre nostro in latino. Alla nipote chiese che sulla sua tomba fosse sempre neuro acceso un lumino: “Sono convinta che lassù lui ci è arrivato. Anche, ma non solo, per le messe che ho fatto dire per lui” conclude.