RUZOMBEROK (Slovacchia) — Quando il mio amico Marián Gavenda, sacerdote, parroco, giornalista e collega in università, qui a Ružomberok, mi ha chiesto di tradurre in italiano il suo libro riguardante la vita del cardinale slovacco Ján Korec, ho pensato con un sospiro: “l’ennesima biografia di un santo, per di più ancora vivo, che urgenza c’è?”.
Sbagliavo. Il libro di cui parlo non è una biografia, almeno, non nel senso tradizionale, ed è urgente, anzi urgentissimo. Mi spiego: il libro racconta la vita del cardinale Ján Chryzostom Korec, ordinato clandestinamente sacerdote nel 1950, dopo che il regime comunista aveva soppresso gli ordini religiosi e chiuso il seminario gesuita di Ružomberok, dove il futuro cardinale era seminarista. Neppure un anno dopo, nell’agosto del 1951, Ján Korec veniva ordinato vescovo da un altro vescovo anch’egli ordinato in segreto. Nel 1960 il vescovo viene arrestato e liberato solo in occasione della breve parentesi della “primavera di Praga”.
Ho detto che questo libro non è una biografia nel senso tradizionale, perché racconta sì la vita di Ján Korec, ma lo fa in modo molto particolare. Non segue infatti il corso degli eventi, ma raccoglie ogni capitolo intorno ad una particolare situazione in cui il cardinale, oggi più che novantenne, si è trovato a vivere, e racconta lo sguardo, il giudizio con cui quest’uomo, dalla fede grande come una montagna, ha affrontato quella situazione da un punto di vista semplicemente cristiano.
E il cardinale Korec è stato realmente la montagna che ha difeso e sostenuto la Chiesa cattolica in Slovacchia per molto tempo, lavorando di giorno come operaio e di notte come vescovo.
Ad esempio, il capitolo che descrive gli anni passati in carcere si intitola “Il conclave socialista”, perché essere arrestati significa essere sotto chiave, cum clave, conclave, appunto. per far capire la posizione umana con cui Korec aveva affrontato l’arresto.
Gavenda scrive che l’11 marzo 1960 Ján Korec arrivò come al solito alle 6 del mattino a Dimitrovka, dove lavorava come fabbro, ed ecco la descrizione di Korec: “Verso le nove il capoturno mi dice che c’era una visita per me alla porta. E c’era uno vestito in abiti civili, uno di quelli che aveva fatto la perquisizione a casa. ‘Mi riconosce signor Korec?’ ‘Sì’. ‘Si lavi, cambi vestito e torni qui’. Era tutto chiaro: ‘Non sarei più andato dove volevo, un altro mi avrebbe condotto’.”
Ma dicevo che il libro è urgentissimo. Perché? Perché, a differenza di tanti libri che parlano di vite di uomini di fede durante la persecuzione comunista, ma che finiscono con il crollo del muro di Berlino, Gavenda evita un happy end finale, dove i buoni escono di prigione e i cattivi perdono ogni potere, per raccontare invece con lucidità, e anche con grande coraggio, i passi compiuti da Korec nei periodi immediatamente precedenti e successivi alla “caduta del muro”, e negli anni successivi, fino alla fine del suo servizio pastorale attivo nella Chiesa.
Gavenda dà molto spazio a questi periodi, riportando per esempio brani interi delle ultime omelie del cardinale, sottolineando anche le descrizioni dei pericoli che egli vede nella società europea contemporanea.
“Sappiamo pensare fino alla fine? Non vediamo che terribile dimensione sa prendere l’egoismo umano, la rapacità e l’odio umano? Non vediamo cosa stiamo facendo con il nostro pianeta, con la terra, con l’aria, con l’acqua? Il matrimonio e la famiglia esistevano prima degli Stati come istituzioni naturali degne di rispetto“.
Il cardinale non è uomo che passa il tempo a lamentarsi, e Gavenda riesce sempre a cogliere il suo sguardo, che sa vedere anche quello che di buono o di allegro c’è in ogni situazione.
Marián Gavenda è in Slovacchia un giornalista molto noto e seguito, e — da grande conoscitore della realtà e della società italiana — per la versione destinata al nostro paese ha cercato di arricchire il testo con spiegazioni riguardo a luoghi e situazioni che a gran parte degli italiani potrebbero sembrare altrimenti poco comprensibili. Questa è la sua prima opera che propone al pubblico italiano.
Questo è un libro interessante sia per coloro che hanno vissuto o conosciuto la situazione della Cecoslovacchia negli anni del regime comunista, sia per chi, magari nato anni dopo, si trova oggi a vivere situazioni diverse, ma spesso altrettanto difficili, e cerca esempi o consigli sulla strada della vita.
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Marián Gavenda, Il vescovo clandestino in tuta da operaio, EDB 2015