Sotto l’ombrellone, in spiaggia, o sul plaid in un bosco ombroso, moltissime persone fanno quello che, colpevolmente, non fanno durante il loro tempo libero durante l’anno; ebbene sì, leggono un libro, o messo in valigia prima di partire, o comprato o (più raramente) preso a prestito sul posto. E allora ti ritrovi, avendo finito quelli che ti sei portato o non avendone affatto, in un pomeriggio leggermente uggioso, a curiosare nella biblioteca di almeno 80 volumi gentilmente messa a disposizione in un accogliente villaggio di vacanze al mare. Esclusivamente titoli di best-sellers, di cui un terzo presenti anche in lingua straniera (tedesca, tranne un solo sparuto titolo in inglese); una rapida ricerca su Internet per “top-American-contemporary-writers” e “top-English-contemporary-writers” dà match found: zero. Fra gli americani, che in teoria dovrebbero poter godere di maggiore diffusione, vista la pervasività della cultura d’oltreoceano sul mare nostrum, nella bibliotechina nessun DeLillo, McCarty, Philip Roth, David Forster Wallace, neanche un Morrison o una Alice Walker, niente di niente. Il sempre efficiente villaggio ha anche un wifi, e parte la ricerca di “qualcosa da leggere”. Saranno le nuvole basse, il mare agitato e stupendo, ma di classici alla Jane Austen o alla Melville non se ne parla oggi; serve “qualcosa di oggi”, come una lama di luce che irrompa nel Pantheon degli dèi addormentati, e anche di “veloce” (la voglia di leggere ha le sue leggi, e non te le spiega) ma “bello”: vada per la short story, via con la ricerca.
The Angel Esmeralda, Nine Stories, Don DeLillo, americano, in lingua originale, 2011, dall’autore di Underworld e Falling Man… aggiudicato; una o due short stories al massimo per queste breve calma. Ovviamente parti dalla short story titolata proprio The Angel Esmeralda, infischiandotene dell’ordine proposto dall’autore: sei in vacanza, dopotutto… E se la short story dà il titolo alla collezione, una ragione ci sarà… Esmeralda, nome spagnolo che significa speranza, e per di più un angelo? DeLillo è prosaica, rassicurante durezza di realtà. Che visione di angelo ci potrà mai essere in Esmeralda?
E ti ritrovi alle prese con Sister Edgar e la più giovane Sister Gracie, due suore cattoliche e i loro tanti derelitti nel South Bronx. Dialoghi da strada e strani pensieri, con Sister Edgar che si chiede come possa il sapone marrone pulire la pelle, e anche se lo pulisci con la candeggina, cosa pulirà la bottiglia di candeggina, e se poi usi la polvere scrostante per pulire la bottiglie di candeggina, poi come si pulisce la scatola della polvere? Perché “Germs have personalities”, “I germi hanno la loro personalità”, e tutto il male è tutto diverso, e reale. Non surreal, come per i turisti armati di macchina fotografica e venuti a cogliere il “colore locale”, con Sister Gracie che urla “Milano è surreale. Questo è la sola cosa reale. Il Bronx è reale”.
Reale quanto la sfuggente Esmeralda, una ragazzina di dodici anni che vive in una macchina, e che inutilmente le suore cercano di fermare mentre scappa via, preoccupate per la sua incolumità in una terra di disperazione reale dove alla morte di ogni bambino o ragazzino i graffitari fanno un graffito rosa o blu con la causa della morte, mai naturale e spesso violenta.
E puntualmente Esmeralda viene prima stuprata e poi gettata dal tetto. Ma il suo graffito è unico. Su un billboard, un cartellone pubblicitario, le lampadine formano l’immagine di Esmeralda, e la gente povera accorre a vedere il miracolo del South Bronx, e anche Sister Edgar, che è “più vecchia del Papa”, sa che deve andare a vederla perché, come dice Edgar alla più “ragionevole” Gracie, “A chi altri apparirebbero i santi? I santi appaiono ai presidenti di banca? Mangia le carote”. Edgar andò, vide e forse credette.
Mille spettatori ed una madre piangente (quella di Esmeralda) dopo, l’immagine non ricompare. E le folle si disperdono, perché nemmeno il “miracolo” dissipa le nebbie del dubbio, commenta il narratore. Finisce così? Una storia di disillusione moderna?
No, ci sono ancora un po’ di righe: “Edgar held the image in her heart”, Suor Edgar “trattenne l’immagine nel suo cuore”, in un nuovo vangelo di Luca di una nuova Madre le cui giunture fanno male per la vecchiaia mentre si inginocchia per le adorazioni.
E’ uscito un po’ di sole, ora si potrebbe anche andare a fare il bagno… ma te la rileggi un’altra volta, questa storia dell’angelo Esmeralda. Per quella prosa che ha tutte le sfumature della vita, e forse anche per decidere se credere, o non credere, al miracolo.