SHAKESPEARE/ Amleto, origine dell’io. Ma il potere…

- int. Davide Rondoni

Oggi al Meeting di Rimini DAVIDE RONDONI, poeta e scrittore, introdurrà Piero Boitani, docente di letterature comparate nell'Università La Sapienza di Roma, sul senso dell'altro in Amleto

michelangelo__adamoR439 Michelangelo, Adamo (Giudizio Universale, 1535-41)

Oggi al Meeting di Rimini Davide Rondoni, poeta e scrittore, introdurrà Piero Boitani, docente di letterature comparate nell’Università La Sapienza di Roma, sul senso dell’altro in Amleto. Gli abbiamo innanzitutto chiesto perché mettere a tema oggi questo personaggio, così classico, del mondo di Shakespeare.

Perché questo incontro, Rondoni?

Fare un’incontro sull’Amleto significa entrare in una delle più grandi opere letterarie mondiali. E’ qui, in particolare, che Shakespeare ha messo a tema che cos’è l’io. E l’ha fatto centrando il dramma non solo della cultura mondiale, ma di ogni persona, di ognuno di noi.

Come avviene questo nell’opera?

In due modi. Da un lato il rapporto di Amleto con il padre che, benché ucciso, si ripresenta al figlio come fantasma, e dall’altro il rapporto con il potere. L’io infatti consiste proprio nel rapporto con l’origine (il padre) e il potere. Il punto è capire con quale potere.

Che cosa intende?

Il potere può essere dispotismo, lussuria, ma anche amore e servizio. Quindi il punto che, andando al fondo di Shakespeare insieme all’amico Piero Boitani, vorremmo scandagliare è cosa sono io, sia nel senso di cosa, di chi ci fa e ci fa essere, sia nella prospettiva di quale azione abbiamo sul mondo. L’io è interessante quanto Dio, e solo la consapevolezza del bene che fa l’io fa guardare positivamente al tu. In questa mancanza di consapevolezza sta il dramma della cultura europea. 

Così si capisce davvero il titolo del Meeting.

Certo! Solo se sperimenti un bene che fa tutti gli “io”, eviti di essere sentimentale o di cadere nel facile buonismo politico. Solo così l’io non è guardingo in difesa dal mondo, ma aperto, libero e positivo tendenzialmente con tutti. Il Meeting ritengo sia una grande possibilità di riflessione sull’abisso del rapporto dell’io con il bene che lo fa e che lo apre ad un rapporto positivo con ogni tu. Altrimenti dire che “tu sei un bene per me” sono solo chiacchiere estive. 

Questo significa anche guardare in maniera diversa quanto accade oggi nel mondo.

Sì, perché quello cui stiamo assistendo infatti è il rischio sempre più forte dell’annullamento dell’io fatto non solo dai terroristi, ma anche dalla tecnocrazia capitalista e da certo sentimentalismo religioso. Pur avendo avuto la cultura europea Dante, Shakespeare, Leopardi, Dostoevskij che hanno puntato tutto sulla consistenza autentica dell’io, è come se la cultura odierna avesse abbandonato questo dramma. 

La Chernobyl dell’umano di cui parlava don Giussani?

Esatto. In crisi è proprio il senso dell’io più che di Dio. Con l’Amleto e il Meeting si tratta invece di contribuire a ridare pieno valore e significato all’io e al suo rapporto con la realtà tutta. Anche con la tecnologia, per questo sono stato ben lieto di contribuire con l’Associazione Euresis e la Fondazione Ceur alla proposta all’interno del Meeting di “What?” uno spazio dove parlare della tecnologia come espressione dell’io e non come suo annullamento.

(Walter Viola)







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