Il caso ormai lo conoscono quasi tutti: una bambina cristiana affidata a ben due famiglie islamiche legate e fedeli alla Sharia, il tutto con la “innocente” concezione dei servizi sociali inglesi secondo cui «noi pensiamo sempre al bene e alla tutela dei minori». Ecco, nell’intervista pubblicata da Il Mattino di Napoli al sociologo e professore Mauro Magatti è proprio il complesso rapporto tra cultura, multiculturalismo, educazione, religione e famiglia ad essere messo sul tavolo, con l’estremo stupore del docente di fronte alla incredibile notizia dell’affidamento di una bambina cattolica ad un famiglia coranica (che per di più ha obbligato la bimba a studiare l’arabo e seguire i dettami della Sharia, come spiega il reportage del Times). «Non discuto che la famiglia musulmana che ha avuto in adozione la bambina possegga tutti i requisiti formali richiesti dalle leggi, ma il punto è un altro e riguarda la sostanza di un contesto culturale estraneo alla bambina.
Un modo di intendere il diritto come pura astrazione della realtà sociale», attacca il professor Magatti. Non solo, secondo il sociologo all’Università Cattolica di Milano il caso della piccola bimba inglese rileva una sorta di ideologia speculare alle degenerazioni del fondamentalismo islamico: «non si considera che tutti gli elementi culturali sono risultati di un radicamento, di una educazione, di un contesto sociale e storico», sottolinea Magatti, spiegando subito dopo come considerare tutti questi elementi “neutri” espone a rischi assai notevoli. «È una forma di rigidità all’incontrario, che porta agli stessi pericoli del fondamentalismo che invece oppone in modo netto una cultura ad un’altra».
INTEGRAZIONE “APPIATTITA” NON FUNZIONA
«Oggi purtroppo esiste una sorta di ideologia appiattita esclusivamente sulle differenze culturali individuali che considera tutti i contesti socio-culturali sovrapponibili e uguali. Un errore», argomenta ancora il sociologo Magatti nella lunga intervista al quotidiano napoletano. La mancanza di un buon senso dei giudici che poteva salvaguardare le origini educative e religiose della piccola, rileva un problema che va ben oltre al singolo caso inglese: «se assumiamo che non esistono valori sociali e appiattiamo tutto sulla identità individuale, facilmente integrabile con mille altre cultura, siamo su un piano sbagliato», spiega ancora il docente e sociologo. È mancata una sorta di valutazione a tutto tondo sulle conseguenze della decisione, al netto di una scelta più o meno “consapevole” dei giudici inglesi che riflettono purtroppo quanto il “multiculturalismo appiattito” a livello culturale pervade la nostra società moderna. Secondo l’ultima considerazione di Magatti nell’intervista, c’è troppa faciloneria attorno al decisivo concetto di integrazione: «le diversità fanno sempre fatica ad incontrarsi […] Non con slogan teorici ma partendo dall’idea che ci sono da conciliare valori, culture, educazioni diverse, questo naturalmente comporta che per raggiungere vere integrazioni bisogna lavorare non poco».