Nell’enciclica ecologica Laudato si’, papa Francesco parla della “natura come casa comune” e per “tutta la famiglia umana” ritiene essenziale la “ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale”.
Credo che il parlamento e la maggioranza di governo debbano trarne spunto concreto per legiferare e costruire un Paese, un mondo più pulito e salubre. Ciò è negli intendimenti, manifesti, del nuovo esecutivo, contrario all’incenerimento dei rifiuti, pronto alle bonifiche dei siti inquinati e al controllo dei territori dall’illecito spargimento di sostanze tossiche.
Nel testo dell’enciclica il pontefice spiega le ragioni dell’intitolazione, ispirata al celebre cantico di Francesco di Assisi, il poverello della fraternità totale. Il Santo Padre ricorda che la natura è, sulla scia di frate Francesco, “una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia”.
In piena aderenza con il messaggio ecumenico del papa, da deputato ho avviato più iniziative parlamentari contro l’incenerimento delle biomasse, per risolvere i problemi di depurazione del mare soprattutto in Calabria, riciclare al massimo i rifiuti, gestire l’acqua come bene comune e giungere finalmente alla verità — la sola che per Cristo rende liberi — sulle navi dei veleni e sui relativi interessi di mafie e poteri pubblici, attraverso una commissione parlamentare d’inchiesta per cui ho già presentato un apposito disegno di legge.
Nella sua enciclica il Papa chiarisce la propria prospettiva religiosa, affermando: “Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore”. “L’umanità — rimarca Bergoglio con preziosa speranza — ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune”. Questo significa che intanto la politica deve stimolare la cooperazione.
È singolare che, nell’era in cui più appare marcato il conflitto tra ecologisti e liberisti, sia stato proprio il Papa a dare un contributo decisivo sul grande tema del rispetto dell’ambiente come necessità politica e civile per il futuro del pianeta, inteso come luogo d’ogni vita.
Il pontefice ha accusato che “le risorse della terra vengono depredate a causa di modi di intendere l’economia e l’attività commerciale e produttiva troppo legati al risultato immediato”.
Un intervento pastorale attualissimo, insomma, in continuità con le preoccupazioni per la catastrofe nucleare che indussero Giovanni XXIII a scrivere l’enciclica Pacem in terris; con i timori di Paolo VI sullo “sfruttamento sconsiderato della natura”, che l’uomo rischia di distruggere e “di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione”; con i moniti di Giovanni Paolo II, secondo cui l’essere umano sembra “non percepire altri significati del suo ambiente naturale”; con l’invito, infine, di Benedetto XVI a “eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente”.
In Laudato si’, papa Francesco è entrato nel merito dei problemi più stringenti in materia ecologica, tra l’altro soffermandosi sulle conseguenze per la salute “dell’esposizione agli inquinanti atmosferici, (…) in particolare dei più poveri”, sull'”inquinamento che colpisce tutti, causato dal trasporto, dai fumi dell’industria, dalle discariche di sostanze che contribuiscono all’acidificazione del suolo e dell’acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti e pesticidi tossici in generale”. Qui l’affondo morale di Bergoglio, il quale ha scritto: “La tecnologia che, legata alla finanza, pretende di essere l’unica soluzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri”.
Ancora, papa Bergoglio ha voluto lanciare l’allarme sulle “centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, molti dei quali non biodegradabili”, denunciando che la “terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia”.
Il riscaldamento globale modifica, ha riflettuto il papa, il ciclo del carbonio, creando “un circolo vizioso che aggrava ancora di più la situazione e che inciderà sulla disponibilità di risorse essenziali come l’acqua potabile, l’energia e la produzione agricola delle zone più calde, e provocherà l’estinzione di parte della biodiversità del pianeta”.
Parole chiare, vere e forti, quelle di Francesco, contro una modernità capitalistica che ha il profitto di pochi come ultimo scopo a discapito della “casa comune”, ancora piena di risorse naturali da preservare, se si vuole custodire e promuovere la vita come solo fine della politica, della tecnologia e di ogni fatica umana.