La galassia dei dementi sfrutta il genere fantascienza scelto dall’autore Ermanno Cavazzoni, per strappare qualche sorriso grazie a scenari comici. Un approccio surreale ad una realtà di un lontano futuro, che mette in luce la distruzione che colpirà la Terra nel 6.000, o meglio la Grande Devastazione, come la definisce lo scrittore. Attorno solo rovine e ricordi di una civiltà che fu, schiacciata da un’invasione aliena che ha provocato non solo il collasso dell’essere umano, a persino dell’intero continente. I pochi sopravvissuti riescono però a continuare ad esistere anche grazie al supporto dei robot intelligenti, che agiscono nei sotterranei dell’industria per garantire alla loro sussistenza. Un sodalizio che in realtà nasconde un ribaltamento del potere ai vertici, dove l’uomo è sottomesso alla macchina ed allo stesso tempo libero da ogni incombenza mondana. Come il lavoro o l’esigenza di pensare a fisico e salute. Gli esseri umani sono liberi persino di diventare obesi e di dare sfogo alle più bizzarre manie. Come quella dei Vitosi, marito e moglie che amano collezionare vecchi oggetti e grucce per i vestiti. La galassia dei dementi procede così, immergendo il lettore in una catastrofe distopica a cui non manca il carattere fantascientifico. Ogni dettaglio non è lasciato al caso, così come l’anno 6177 scelto per l’ambientazione del romanzo. L’autore spiega infatti ad oltre metà lettura il motivo della sua scelta. Sarà invece subito chiara la responsabilità del genere umano nel collasso della Terra, nonostante la menzione di una fantomatica fazione aliena volta a mettere in atto un presunto piano di distruzione.
CHI E’ ERMANNO CAVAZZONI
Originario di Reggio Emilia e bolognese d’adozione, Ermanno Cavazzoni ha all’attivo diversi libri di narrativa, realizzati fin dagli anni Novanta. Il suo La galassia dei dementi, edizione Guanda, concorre al Premio Campiello 2018, ma l’autore è noto per il suo dialogo letterario divertente fin dal suo I sette cuori, scritto nel 1992 e pubblicato con Bollati Boringhieri. Una scrittura visionaria quella di Cavazzoni, di cui ha già dato prova nel suo Libro delle fantasticazioni, uscito nel 2009 con la Quodlibet. Una tematica visibile anche in uno dei suoi ultimi lavori, Il poema dei lunatici del 2008 oppure Guida agli animali fantastici che ha pubblicato nel 2011. Entrambi con la casa editrice Guanda. Si definisce disorganico e lontano dai dettami che guidano tanti altri scrittori. Merito forse della sua personale idea della letteratura, la decisione di ritornare al romanzo di formazione, ormai quasi del tutto scomparso dall’offerta italiana. In verità, come ha sottolineato a Il Libraio in una lunga intervista, si è pentito in seguito di aver parlato del romanzo di formazione. E non tanto per quest’ultima parola, quanto per la prima. Cavazzoni infatti crede che l’editoria sia libera di fare il suo corso, mentre gli scrittori continuano a condividere sapere e creazioni nel loro privato. Ad un futuro artista invece suggerisce ben poche cose: serietà, logica, tanto studio e soprattutto non sposarsi.