Tutto inizia 40 anni fa quando Douglas Engelbart, americano di origini norvegesi e ricercatore del Istituto tecnologico del Massachusetts (MIT), si presenta per la prima volta al centro dell’IBM con la sua nuova invenzione, il Topo Meccanico. Ma l’IBM rifiuta. È la XeroX a investire sul progetto di Engelbart. Era il dicembre 1968 quando il ricercatore presentò a San Francisco un oggetto che tutti guardavano con gli occhi sbarrati: il primo mouse meccanico (“Bug”). Alcuni dei mille ricercatori presenti all’ evento sostennero che sul topo informatico non valeva la pena puntare. Quattro decenni dopo risulta che è stato venduto in più di un miliardo di esemplari e il trend è in continua crescita.
Totalmente rivestito in legno, dotato di due levette per il movimento in orizzontale e in verticale, il primo mouse anticipa l’interazione elettronica con lo spazio bidimensionale già prima della nascita del personal computer. Meno di dieci anni dopo Bill English riprende il meccanismo di Engelbart e da vita al primo mouse interamente in plastica e dotato di una sfera per registrare i movimenti in tutte le direzioni. Bisogna aspettare gli anni 80 per ufficializzare l’ingresso di questo misterioso oggetto nelle case di tutti gli utenti. È Steve Jobs, padron di casa Apple e inventore del primo computer da scrivania Macintosh, a introdurre e integrare il mouse nei personal computer di tutti gli utenti. Inizia la prima vera diffusione su larga scala del mouse che nel frattempo riceve sempre più consensi e diventa centrale nel rapporto uomo-elaboratore. Si sviluppano diversi modelli, il mouse cambia le sue caratteristiche tecniche e soprattutto cambia pelle. Con una netta evoluzione nel design, forma e peso: non più il tozzo e ingombrante mouse di Engelbart, munito di sfera di plastica ruotante, ormai scomparsa a favore dei moderni puntatori laser o ottici. Mouse senza fili, coloratissimi, personalizzati e personalizzabili, di dimensioni sempre più piccole e dalle forme più strane invadono il mercato: il topo elettronico da strumento si trasforma in puro gadget. Anche l’industria dell’intrattenimento scopre l’utilità del mouse e l’Atari lancia Football, una sfera a misura di mano per interagire meglio con i giochi della fiorente consolle.
Così, nel mouse del terzo millennio, allo scopo pratico si è aggiunto il valore estetico, di un vero e proprio soprammobile: un pezzo di design da metter in mostra sulla propria scrivania.
Ultimamente anche Microsoft e Logitech hanno prodotto mouse estetici a prezzi contenuti: tra cui si segnalano Arc Mouse della prima e Mx Revolution della seconda. Il «topo» della casa di Redmond ha design aggressivo e innovativo. Simile a uno strano animale marino (ricorda una razza), il mouse s’ inarca sulla scrivania e può essere impugnato senza sforzi. La parte posteriore, una sorta di coda che si chiude come un telefonino a conchiglia, consente di spegnerlo. Il collegamento al computer avviene in modo wireless, senza fili, con una portata di oltre nove metri. Il minuscolo ricevitore, da inserire nella porta Usb del Pc, può essere riposto in un alloggiamento interno del mouse stesso, per trasportarlo ovunque e collegarlo a ogni computer, Windows o Macintosh che sia. La confezione comprende pure una custodia. Delle spie di colore verde e rosso indicano lo stato della batteria. I difetti? La struttura del mouse dà la sensazione di qualche fragilità. Inoltre se ci si dimentica di spegnerlo, le batterie (due mini stilo) non durano moltissimo (e non possono essere ricaricate). Le batterie sono ricaricabili, invece, per il mouse di Logitech. Che ha una peculiarità: la rotellina di scorrimento utilizza una tecnologia nuova, battezzata «microgear precision», che consente di scorrere lunghissimi documenti. «Basta muovere una sola volta la rotella per spostarsi di 10 mila righe su un documento di Microsoft Excel in appena sette secondi – dicono i tecnici Logitech. – Per ottenere lo stesso risultato con una rotella di tipo tradizionale occorrerebbero 500 rotazioni e diversi minuti». Non è forse una necessità fondamentale, ma sicuramente una funzione in più. Come lo è «one touch», un pulsante che si trova accanto alla rotella per iniziare in automatico ricerche di parole su motori scelti in precedenza: fa risparmiare tempo. E veniamo ai difetti. Più panciuto e ingombrante di Arc della Microsoft, Mx Revolution soffre un po’ quando si richiede una precisione millimetrica.