Mentre il Ministero della Salute annuncia il suo piano di vaccinazione di massa contro la nuova influenza A/H1N1 che prenderà l’avvio il 15 novembre, è utile, al di là degli allarmismi, capire che malattia è e che rischi si corrono.
La pandemia influenzale del 2009 (chiamata anche influenza A o febbre suina) è causata da una variante finora sconosciuta del virus H1N1. Si tratta di una malattia respiratoria acuta che può portare alti livelli di malattia e bassa mortalità nei maiali. Solitamente questo tipo di infezione non è trasmissibile all’uomo, infatti non si contrae mangiando carne di maiale o prodotti derivati.
Recentemente (aprile 2009) un virus di questo tipo in Messico ha contagiato degli esseri umani dando luogo alla trasmissione da essere umano ad essere umano con le stesse modalità di una normale influenza, ossia attraverso lo scambio di secrezioni naso-faringee dovuto a tosse o starnuto.
La malattia umana è fondamentalmente simile dal punto di vista clinico alla classica influenza stagionale. I sintomi hanno molti tratti in comune con quelli della normale influenza, prevalentemente a carattere respiratorio, così come la cura a base di farmaci antivirali.
A tal proposito l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), sconsiglia l’uso indiscriminato di antivirali onde evitare resistenze del virus. Questo virus può dar luogo a complicazioni gravi quali la polmonite e casi mortali, ma i dati relativi al tasso di mortalità sono tuttavia confortanti: la percentuale si aggira infatti attorno allo 0,4% contro l’1,1% dell’influenza normale.
Esiste la possibilità di contrarre l’infezione toccando con le mani superfici contaminate e portandole alla bocca o al naso. Per questo motivo il Ministero della salute raccomanda a tutti coloro che dovranno recarsi nelle zone a rischio di evitare la frequentazione di luoghi pubblici, di riporre particolare attenzione nella cura dell’igiene personale e di rivolgersi a strutture sanitarie in presenza di sintomi influenzali.
L’arma migliore di prevenzione è rappresentata dalla vaccinazione della popolazione. Il Ministero è orientato a vaccinare il 40 percento della popolazione composta da bambini e i cosiddetti «soggetti a rischio» (anziani, soggetti affetti da patologie croniche, ecc.).