GUIDA ANTI-PESTICIDI/ (Video) Frutta e verdura, attenti alla «sporca dozzina» che manda in tilt il sistema endocrino
Non sempre la frutta e la verdura fanno bene, anzi: alcuni prodotti possono essere dannosi. Lo denunciano la Food and Drug Administration e il Dipartimento dell'Agricoltura Usa. Gli alimenti tossici sono quelli dalla buccia più morbida e permeabile
Guida anti-pesticidi per chi acquista frutta e verdura al supermercato. Un vero e proprio «decalogo» per evitare di trovarsi sgradevoli sorprese nel carrello della spesa. A stilarlo è stata l’associazione Usa «Environmental Working Group» (EWG), sulla base dei dati della Food and Drug Administration e del Dipartimento dell’Agricoltura Usa. L’EWG ha distinto gli alimentari tra «dirty dozen», la sporca dozzina, e «clean 15», cioè quelli più sicuri. E il segreto per la sicurezza a tavola è nella buccia. I frutti che l’hanno permeabile o morbida sono quelli più nocivi per la salute, perché i pesticidi penetrano più facilmente all’interno. Quelli con la scorza, o comunque con uno strato impermeabile o molto spesso all’esterno, sono invece a prova di bomba. Ecco quelli inseriti nell’elenco dei primi dodici, da quello più nocivo a quello che lo è meno: sedano, fragole, mele, pesche, ciliegie, patate, peperoni dolci, pesche noci, mirtilli, spinaci, lattuga e uva. I «15 puliti», a partire dal più sano, sono invece: cipolle, avocado, mais dolce, ananas, mango, piselli dolci, asparagi, kiwi, cavoli, melanzane, meloni, angurie, pompelmi, patate dolci, meloni verdi.
E come sottolinea la EWG, «dalla ricerca è emerso che le persone che mangiano fino a cinque tipi diversi di frutta appartenenti alla sporca dozzina assorbono in media dieci pesticidi al giorno. Mentre quanti scelgono i vegetali appartenenti alla lista dei 15 meno contaminati, anche se non coltivati con metodi biologici, ingeriscono meno di due pesticidi al giorno. La guida aiuta quindi i consumatori a realizzare scelte informate per diminuire il loro carico di pesticidi». I dati utilizzati per creare queste liste è basata su prodotti testati così come sono mangiati di solito. E quindi, a seconda dei casi, lavati o sbucciati. Risciacquare la frutta riduce infatti, ma non elimina i pesticidi. Anche sbucciarli aiuta, ma i valori nutritivi spesso finiscono nella spazzatura insieme alla buccia. Suggerisce quindi la EWG: «Il migliore approccio è quindi una dieta che sia la più varia possibile, lavando tutti i prodotti e acquistando quelli biologici quando possibile». Per realizzare la guida, gli analisti dell’EWG si sono basati si 96mila test sui residui dei pesticidi nei prodotti, condotti tra il 2000 e il 2008 e raccolti dal Department of Agricolture americano e dalla Food and Drug Administration.
E a conferma del fatto che gli stessi rischi riguardano sempre di più anche i consumatori italiani, Legambiente ha appena pubblicato un rapporto da cui emerge che nel giro di un anno i prodotti contaminati da pesticidi sono passati da oltre uno su quattro a quasi uno su tre, cioè per l’esattezza dal 27,5% al 32,7%. Mentre frutta e verdura in commercio supererebbero le concentrazioni previste dalla legge nell’1,5% dei casi, contro l’1,2% di un anno fa. Tra le verdure in particolare il 76,4% dei campioni risulta essere senza residui, contro l’82,9% del 2009, mente l’1,3% è considerato «fuori legge». Unico miglioramento quello registrato dalla frutta, con i campioni irregolari che scendono dal 2,3% di un anno fa all’attuale 1,2%. Per quanto riguarda i prodotti derivati, come ad esempio pane, vino e miele, la percentuale degli alimenti con un solo residuo, ma nei limiti di legge, scende dall’80,5% del 2009 all’attuale 77,7%, mentre quelli irregolari raggiungono il 2,7%, contro lo 0% di un anno fa. Tra i casi record citati nel rapporto, un’uva bianca siciliana con nove diversi residui di pesticidi, un vino friulano con sei agenti chimici e una pera campana con cinque residui.
Come rimarcano i responsabili di Legambiente, «l’agricoltura italiana in questi anni ha fatto importantissimi sforzi rivolti al raggiungimento dell’uso sostenibile dei pesticidi. Ma i dati pervenutici anche quest’anno sui prodotti alimentari che raggiungono le nostre tavole sottolineano quanto lavoro ci sia ancora da fare rispetto ai rischi annessi all’azione combinata di più principi attivi». Una recente ricerca americana ha infatti dimostrato che per chi è esposto a questi agenti chimici fin da giovane il rischio di contrarre il morbo di Parkinson aumenta fino al 75%. Lo studio, pubblicato dall’«American Journal of Epidemiology», ha condotto una serie di analisi sui residenti della Central Valley della California, una delle maggiori aree colturali al mondo, dove si è fatto largo uso di pesticidi come il Paraquat (erbicida altamente tossico) e fungicidi come il Maneb. Il cui effetto combinato sulla salute è risultato essere molto più nocivo di quello di ciascuna delle due sostanze prese singolarmente.
Di un altro fungicida, il procimidone, è stata accertata l’azione cancerogena nei confronti dei mammiferi, e quindi anche dell’uomo, in uno studio condotto dalla Francia su cavie di laboratorio. Superando una certa soglia, i roditori mostravano gravi danni soprattutto all’apparato riproduttore. Ma ancora più inquietanti gli effetti riscontrati per lo stesso procimidone come interferente endocrino. In pratica questa sostanza una volta assorbita dall’organismo agisce come se fosse un ormone, alterando le funzioni di diversi organi e sistemi, principalmente il sistema riproduttivo e la tiroide, ma anche il sistema nervoso e quello immunitario. Sui quali esercita lo stessi effetto di sostanze chimiche vietate dalla convenzione di Stoccolma come le diossine, il DDT, i policlorobifenili (PCB) e il clordano. E non è soltanto il procimidone a essere un interferente endocrino. Diversi esperimenti hanno indicato che anche altri composti, pur non avendo le caratteristiche tipiche dei contaminanti persistenti, interferiscono con il sistema endocrino. Ad esempio l’Istituto Superiore di Sanità ha presentato uno studio sugli effetti del Clorphyrifos (un pesticida largamente utilizzato in agricoltura) sul sistema endocrino delle persone in età evolutiva.
(Pietro Vernizzi)
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