Un gruppo di ricercatori internazionali ha annunciato di avere scoperto il punto in cui sorgeva la leggendaria città di Atlantide, identificandolo nelle remote paludi della Spagna sud-occidentale.
SONDE SOTTERRANEE – Paul Bauman, geofisico canadese dell’Alberta, insieme a due colleghi di WorleyParsons Canada, una società con sede a Galgary, hanno realizzato ispezioni sotterranee con alcune sonde come parte di un’indagine guidata dagli Stati Uniti, il cui scopo era risolvere uno dei misteri archeologici più antichi al mondo. Come scrive Randy Boswell, dell’agenzia di stampa Postmedia News, proprio nel momento in cui il mondo sta assistendo in diretta al devastante impatto del colossale tsunami in Giappone, arriva la notizia dell’identificazione di Atlantide sulla terraferma del continente europeo.
DESCRIZIONE DI PLATONE – A diffonderla per primo è stato uno speciale della televisione del National Geographic, a 2.400 anni dalla descrizione del filosofo greco Platone, che ha tramandato la memoria della grande civiltà distrutta dalle inondazioni seguite a un poderoso terremoto sottomarino. Per secoli ci si è chiesto se Atlantide sia realmente esistita o se sia stata semplicemente un’invenzione di Platone, che ha parlato di un mitico regno «inghiottito dal mare». E in tempi moderni sono state avanzate numerose teorie sul luogo in cui doveva sorgere la città sommersa, sia da parte di ricercatori autorevoli che da un manipolo di pseudo esperti.
LE «COLONNE D’ERCOLE» – Il più recente tentativo di scoprire la città scomparsa è iniziato nel 2004, quando il fisico tedesco Rainer Kuhne ha individuato delle caratteristiche anomale nelle foto scattate dal satellite della piana acquitrinosa vicino alla foce del fiume spagnolo Guadalquivir, a nord-ovest dell’attuale città di Cadice. L’area si trova vicino allo stretto di Gibilterra, che gli studiosi hanno generalmente identificato come le «Colonne di Ercole», citate da Platone nella sua descrizione del punto in cui sorgeva Atlantide. Le prove sul terreno nella località spagnola, condotte dall’archeologo dell’University of Hartford, Richard Freund, si sono svolte negli ultimi anni e sono state filmate dalla troupe dei documentari del National Geographic.
CITTA’ INONDATA – L’area iberica è «il miglior candidato possibile mai scoperto con una quantità di prove così grande», ha dichiarato Freund al quotidiano americano Hartford Courant. L’archeologo ha anche indicato alcuni curiosi oggetti d’artigianato scoperti più lontano a nord nella Spagna, dove potrebbero essersi trasferiti i rifugiati da un insediamento costiero inondato. E alcuni manufatti dal valore «memoriale», forse per commemorare una città andata distrutta, sono stati dissotterrati. Bauman ha raccontato a Postmedia News di avere lavorato con Freund a circa 20 siti storici nel Medio Oriente e altrove, ma finora non aveva mai individuato nulla così «di alto profilo nell’assomigliare alla città scomparsa di Atlantide».
FORNO ANTICHISSIMO – Il lavoro del gruppo di Bauman è avvenuto con radar in grado di penetrare nel terreno, oltre che con magnetometri e scanner elettrici utilizzati per rintracciare le «firme» termiche o chimiche di oggetti costruiti dall’uomo e rimasti sepolti nei sedimenti. Gli antichi manufatti sono stati riportati alla luce nel delta del fiume infestato dalle zanzare, in condizioni estremamente calde e umide. I ricercatori canadesi inoltre, grazie a un sensore, hanno individuato un forno comunale ora sepolto nei sedimenti paludosi, lontano da ogni insediamento antico attualmente conosciuto.
ETA’ DEL BRONZO – C’erano inoltre delle strutture estensive che potevano rappresentare canali, ha osservato sempre Bauman. Per l’archeologo, «il momento più eccitante è stato quello in cui hanno scoperto una statuetta che era evidentemente molto diversa dagli altri manufatti dell’area, ma simile agli altri stili di intaglio e di arte rappresentativa dell’Età del Bronzo. E’ stata quindi trovata una seconda statuetta. Si possono avere tutte le prove indirette e le trace geofisiche, ma non c’è nulla come scoprire un manufatto che si può datare anche solo approssimativamente, e non ci sono dubbi sul fatto che la statuetta sia stata realizzata da mani umane».
(Pietro Vernizzi)