Mentre il Parlamento tedesco è chiamato a decidere se approvare o meno il pacchetto di aiuti alla Grecia, in pochi ricordano che anche la Germania ha un debito ancora da saldare con Atene.
SACCHEGGIATI DAL FUHRER – La vicenda risale alla Seconda guerra mondiale, quando il regime nazista inflisse dei danni su larga scala al Paese del Sud Europa. Eppure, la Germania deve ancora pagare la maggior parte dei risarcimenti di guerra. E mentre le richieste di pagamento per i danni sono basate su fatti molto reali, qualcuno potrebbe ribattere che nel corso di circa 60 anni queste rivendicazioni sono già state ampiamente soddisfatte sotto le leggi internazionali. Come scrive Sven Felix Kellerhoff su Die Welt, senza mai essere stata provocata, il 6 aprile 1941 la Wehrmacht, cioè l’esercito del Terzo Reich, conquistò Grecia e Yugoslavia. In entrambi i Paesi, i militari tedeschi organizzarono un brutale regime d’occupazione. E come avveniva nel caso delle altre nazioni europee invase dai tedeschi, l’elevato costo dell’occupazione era sopportato dagli occupati. Tanto è vero che l’economia tedesca fu saccheggiata da esportazioni forzate. Questo provocò un’inflazione galoppante e in una qualità della vita decisamente inferiore per la popolazione greca. Inoltre, il Terzo Reich costrinse la Banca Nazionale Greca a prestare alla Germania 476 milioni di marchi senza interessi.
LA CONFERENZA DI PARIGI – Dopo la resa tedesca, nell’autunno 1945 le potenze alleate organizzarono la Conferenza di Parigi sui risarcimenti di guerra. La Grecia rivendicò una cifra pari a 10 miliardi di dollari, pari alla metà dei 20 miliardi che erano dovuti dalla Germania ad Atene secondo l’Unione sovietica. Gli storici indipendenti concordano all’unanimità sul fatto che i danni economici sofferti per l’occupazione tedesca, sia in termini assoluti sia in proporzione alla popolazione, pongono la Grecia al quarto posto dopo Polonia, Unione sovietica e Yugoslavia. Alla Conferenza di Parigi, alla Grecia fu accordato il 4,5% del totale in risarcimenti materiali, e il 2,7% in altre forme di riparazione. La Grecia ricevette così soprattutto dei beni materiali, perlopiù macchinari realizzati nella Germania Ovest, del valore approssimativo di 25 milioni di dollari di allora.
RISARCIMENTI IRRISORI – La somma pagata dalla Germania è stata cioè irrisoria rispetto ai 10 miliardi di dollari richiesti dalla Grecia. Il motivo è che gli Usa si opposero a sanzioni economiche più pesanti, perché si ricordavano quanto accaduto dopo la Prima Guerra Mondiale, quando la giovane democrazia tedesca fu gravemente indebolita economicamente proprio dai risarcimenti di guerra. Uno dei fattori cioè che favorì l’ascesa politica di Hitler.
CASO ANCORA APERTO – E proprio per riavere le somme che le spettano, la Grecia si è rivolta alla Corte di giustizia internazionale dell’Aja. Lo scorso gennaio Atene ha presentato un secondo ricorso, sempre all’Aja, per chiedere un risarcimento anche per i parenti delle vittime del massacro di Distomo, avvenuto nel 1944, quando i 218 abitanti di un villaggio furono trucidati dai tedeschi. La Corte di Cassazione di Roma ha riconosciuto alle vittime un riconoscimento da 25 milioni di euro, che potrebbe essere pagato confiscando la Villa Vigoni di proprietà dello Stato tedesco. Berlino però ha presentato ricorso in appello. Nel febbraio 2010, l’allora primo ministro greco Papandreou dichiarò che la questione dei risarcimenti della Seconda guerra mondiale era ancora una questione aperta. E questo dopo che un altro ex ministro greco, Theodoros Pangalos, aveva suggerito che il governo tedesco non aveva diritto di criticare le finanze greche proprio per via dei crimini nazisti commessi nel Paese ellenico.
(Pietro Vernizzi)