La socialdemocrazia europea non è mai stata così in crisi: perde consenso su lavoro, sicurezza e immigrazione, mentre la destra avanza
Forse l’unica, ancora a non accorgersene, è la segretaria del Pd Elly Schlein (persino il francese Mélenchon ne ha ammesso la sconfitta sostanziale), ma appare evidente come la socialdemocrazia in Europa stia attraversando una crisi identitaria senza precedenti.
Ecco allora che il premier inglese, dopo avere elogiato a più riprese il modello Meloni sul controllo dell’immigrazione irregolare, si appresta a varare misure più stringenti sugli ingressi di stranieri nel Paese: “Tutti gli aspetti del sistema dell’immigrazione, compresi i visti di lavoro, quelli di studio e i ricongiungimenti familiari, saranno rafforzati per poterli controllare meglio”, ha affermato durante una conferenza stampa a Downing Street qualche giorno fa.
Ecco allora che, mentre la sinistra italiana vorrebbe ridurre i requisiti legati al periodo di residenza (da 10 a 5 anni) per ottenere la cittadinanza italiana (un quesito referendario che ha spaccato la stessa opposizione, con i 5 Stelle che su questo hanno lasciato libertà di scelta agli elettori), nel resto d’Europa la sinistra si affanna a rincorrere la destra invece verso una maggiore fermezza nella gestione dell’accoglienza.
La stessa cosa aveva provato a fare l’ex cancelliere Olaf Scholz, che, per contrastare l’avanzata del partito di estrema destra AfD, in costante crescita, aveva promesso misure molto più stringenti per gli ingressi di stranieri in Germania.
Anche sul riarmo europeo la sinistra ha mostrato in passato di avere idee contrastanti, se non incoerenti, come quelle che ancora continuano ad albergare all’interno del Pd italiano (basti pensare al voto contrario a Strasburgo di alcuni eurodeputati del Pd al piano di riarmo europeo, contrariamente al sì compatto del gruppo socialista europeo, con in testa gli spagnoli dell’idolo di Schlein, Pedro Sánchez).
Si pensi poi all’europeismo, oggi considerato un baluardo intoccabile per tutte le socialdemocrazie europee. Ora qualcuno forse finge di dimenticare, ma sia il Labour Party in Gran Bretagna che il Partito Comunista Italiano sono stati contrari all’Unione Europea (nel 1957 il Partito Comunista Italiano votò in Parlamento contro la firma dei Trattati di Roma, mentre i Socialisti si astennero).
Ancora oggi sono molti i partiti di sinistra che guardano con sospetto all’Unione Europea. Molto interessante, a tal proposito, quello che ha affermato in un suo lungo articolo sul tema a luglio del 2023 lo storico e sociologo francese Marc Lazar: “Contrariamente alla vulgata dei partiti socialdemocratici e socialisti che dicono oramai che sono stati sempre in favore della costruzione europea, il loro rapporto con l’Europa è stato complesso e spesso lo rimane: come sappiamo, l’Europa ha diviso le sinistre e a volte le divide ancora”.
Ma la socialdemocrazia europea ha fallito anche nel gestire il processo della globalizzazione, che prima è stata osteggiata o almeno guardata con grande sospetto, poi invece è stata osservata con attenzione ed infine si è cercato di gestirla per puro opportunismo.
E poi il tema sicurezza, troppo distante da chi è ormai sempre più sintonizzato con i quartieri chic delle grandi città più che con le loro periferie. Ma la stessa cosa può adattarsi alle politiche del lavoro, mai analizzato nella sostanza, ma solo accarezzato come ancestrale ricordo di vecchie battaglie ideologiche, ormai sepolte dalla storia.
La socialdemocrazia ha usato il sindacato più per portare avanti battaglie politiche identitarie che come associazione di parte che dovrebbe tutelare i diritti dei lavoratori. Per non parlare del tema dell’ambiente, che non ha mai avuto alcun risalto nelle politiche della sinistra fino a solo un decennio fa mentre adesso è diventato uno degli ultimi baluardi ideologici rimasti.
Nella difesa ad oltranza dei diritti civili, la sinistra europea, in nome della difesa sacrosanta di diritti di una minoranza, è arrivata a passare sopra anche a quelli della maggioranza. Un paradosso che ben spiega come la socialdemocrazia sia oggi chiusa in un suo elitarismo autoreferenziale, che ha completamente perso di vista il contatto con la realtà di chi deve fare i conti con i problemi della quotidianità.
Grazie a questa somma di contraddizioni la destra, in qualche caso anche con una certa apparente intransigenza, ha avuto gioco facile nel presentarsi come un’alternativa più credibile. Ora la sinistra cerca di fare retromarcia e inseguire la destra, ma come si sa, molto spesso l’originale è meglio di una copia sbiadita.
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