Quando noi brutta gente vediamo 40 giovani entusiasti, cambia tutto
Le giornate in carcere non sono “allegre”. Lo sanno tutti e si può capire. Spesso trascorrono stancamente e tutte uguali fra loro. Per chi abbia qualche attività lavorativa, culturale, di studio o altro ci sono forse giorni più ricchi, occasioni in cui l’incontro con gli operatori e con i volontari rende le ore interessanti. Ma va detto che le persone recluse che vi partecipano non sono molte e pure che le iniziative poste in essere non sono poi così tante. Ma ogni tanto succede qualcosa di diverso.
Provate dunque a immaginare un’invasione di ragazzi, circa ventenni, che in più di quaranta entrano in carcere al sabato mattina e rimangono dentro per tutto quel giorno e per metà della domenica successiva.
Immaginate di vederli tutti insieme nel giardino davanti alla biblioteca, poi di seguirli mentre a piccoli gruppi si distribuiscono per i vari locali dell’istituto a scoprire cosa si faccia nei laboratori, nelle aule, negli spazi di lavoro e di studio. Poi, ancora, pensateli in palestra (la palestra che nell’anno del lockdown proprio alcuni di loro insieme a qualche detenuto hanno rifatto completamente e che da allora è un gioiellino) per giocare, correre e divertirsi come nello stile e nella metodologia scout. E per finire, guardateli mentre partecipano alla Messa di domenica, animano la celebrazione, cantano tutti insieme.
Adesso, aggiungete alla visione di quella quarantina di ragazzi, quasi una sessantina di noi, tutti quelli che hanno voluto esserci perché coinvolti nelle attività visitate o partecipi del laboratorio “Talenti all’opera”, che gli scout attivano qui ogni sabato mattina.
Ne verrà un’idea di quello che è stato il Workshop che si è tenuto nella Casa di reclusione di Opera nel weekend del 21 e 22 maggio scorsi.
Per chi sta in carcere, ricevere “visite” da fuori è sempre un’occasione d’oro, ma quella di questa ondata di ragazzi è stata una festa! Dalla mattina io che ora sto scrivendo mi sono beato dell’ammirare la loro freschezza, la loro ansietà iniziale (entravano in un carcere dopo tutto, un posto pieno di “brutta gente”, come si dice), la loro curiosità anche. E poi, ora dopo ora, l’esitazione si è mutata in attenzione, partecipazione, condivisione.
Abbiamo fatto molte cose insieme, abbiamo riso e scherzato, abbiamo mangiato una formidabile pasta con il pomodoro e basilico preparata dalle cucine del carcere apposta per noi e per l’evento, abbiamo giocato e cantato.
Ci siamo guardati. Ci siamo visti. Ci siamo riconosciuti.
Nessuno ora è quello di prima. Non noi “ospiti stabili” di Opera, che portiamo nella mente e nel cuore una gioia che durerà a lungo; non loro, credo, che hanno cambiato idea su di noi, su tanti giudizi e pregiudizi, su un angolo di realtà che adesso conoscono.
Servirà per le loro vite? Voglio sperare di sì e per questo dico che il Gruppo scout ci ha fatto un grande regalo: oltre ai bei momenti trascorsi insieme, noi ci siamo sentiti utili. Utili a questi ragazzi che hanno tutto ancora da vivere, ed è una vera bellezza.
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