TOKYO – Se i giapponesi non sono mai stati particolarmente fortunati con le Olimpiadi, ancora meno lo sono stati i relativi primi ministri. In tutte e quattro le Olimpiadi che si sono tenute in Giappone – Tokyo ’64, Sapporo ’72, Nagano ’98 e Tokyo 2020/21 (senza contare quella del 1940 che fu annullata) – tutti i corrispondenti primi ministri hanno rassegnato le dimissioni dopo appena due mesi dal termine dei Giochi. E come vuole la costanza nipponica, anche l’attuale primo ministro, Yoshihide Suga, venerdì scorso ha annunciato che si dimetterà questo mese, spalancando le elezioni presidenziali al partito liberaldemocratico (Ldp) al potere – una corsa cruciale che potrebbe dare il tono alla prossima campagna per la Camera bassa.
La notizia è giunta inaspettata e apre molti possibili scenari con implicazioni importanti di politica interna, ma anche e forse soprattutto in un momento delicato di politica estera. Con molta attenzione, infatti, l’amministrazione Biden sta osservando l’evolversi degli eventi del suo maggiore alleato contro la Cina, in un momento in cui la zona del Sud-Est asiatico sta diventando il punto dove si concentreranno i maggiori sforzi americani, soprattutto alla luce della recente ritirata dalla guerra ventennale in Afghanistan.
Durante gli otto anni in cui Joe Biden è stato vicepresidente americano, il Giappone ha avuto cinque primi ministri. Il partito al potere è passato dal Partito liberale democratico al Partito democratico e poi di nuovo all’Ldp, privando gli Stati Uniti e il Giappone dell’opportunità di rafforzare la loro alleanza in modo significativo. Così, quando Biden è diventato presidente a gennaio, una delle decisioni chiave che ha preso è stata quella di comunicare al mondo che il Giappone era il più importante alleato degli Stati Uniti nella regione indo-pacifica – e di trattare il primo ministro Yoshihide Suga come tale. La Cina era vista come la principale minaccia strategica e il Giappone era un pezzo cruciale del puzzle per formare un fronte unito con gli alleati contro Pechino.
Suga è stato il primo leader straniero a ricevere un invito di Biden alla Casa Bianca. Il segretario di Stato Antony Blinken, il segretario alla Difesa Lloyd Austin e il nuovo capo del Comando Indo-Pacifico degli Stati Uniti, l’ammiraglio John Aquilino, hanno tutti scelto il Giappone come destinazione dei loro primi viaggi all’estero. L’annuncio di Suga, venerdì, che non cercherà la rielezione nella corsa alla leadership dell’Ldp il 29 settembre, mettendo fine al suo mandato come primo ministro del Giappone, ha fatto deragliare gli sforzi di Biden. Il presidente americano e i suoi consiglieri per l’Asia, molti dei quali hanno servito nell’amministrazione Obama, avevano cercato di evitare che il Giappone tornasse a un carosello di primi ministri.
Tra i candidati alla successione di Suga e con la più alta possibilità di successo c’è l’attuale ministro giapponese per le Riforme amministrative, Taro Kono, colui che ha anche coordinato in questi mesi l’emergenza Covid e il lancio (lento) del vaccino. Ad oggi la popolazione completamente vaccinata è il 47%, molto indietro rispetto ad altre aree del pianeta. Va ricordato che non esiste in Giappone nessun obbligo di vaccinarsi e nessun documento simile al green pass è richiesto per circolare, quindi la popolazione sta procrastinando il più possibile. Inoltre il paese è ancora in lockdown fino a fine settembre e gli eventi importanti previsti per la fine dell’anno sono tutti stati annullati, come ad esempio la gara di Formula 1 a Suzuka, prevista in ottobre.
Altri possibili candidati sono l’ex segretario del partito Ldp, Shigeru Ishiba, e Sanae Takaichi, ex ministro dell’Interno, nonché unica donna apprezzata nel partito Ldp. Le dimissioni di Suga hanno colto tutti alla sprovvista, considerato che l’attuale primo ministro aveva annunciato un rimescolamento del partito prima delle elezioni, per poter recuperare ciò che è stato perso in termini di popolarità dal partito durante la pandemia, che è caduto sotto il 34% secondo diversi sondaggi.
A Washington sperano sicuramente in un possibile ritorno di un loro grande alleato storico, l’ex primo ministro Shinzo Abe, in quanto temono che gli attuali candidati non siano abbastanza preparati ad affrontare i temi caldi riguardanti la Cina e la possibile riforma costituzionale sulla politica militare.
Sicuramente, conoscendo i giapponesi che nulla lasciano al caso, le dimissioni di Abe prima delle Olimpiadi e le dimissioni di Suga adesso lasciano immaginare un piano ben studiato, anche se la classe politica attuale si deve confrontare con diversi temi delicati. L’agenda del nuovo primo ministro avrà senza dubbio al vertice delle priorità il controllo della pandemia e la messa in sicurezza del paese, ma con un occhio attento all’economia, che è stata messa a dura prova negli ultimi due anni e mezzo.
Secondo tema cruciale sarà collocare il Giappone in uno scacchiere internazionale di forti tensioni geo-politiche, dove Taiwan diventerà teatro di trattative con la Cina difficili e pericolose.
Terzo, ma non meno importante, la politica interna e il calo della popolazione. Il paese al mondo con il più basso tasso di natalità e l’età media più alta dovrà far tesoro di ciò che ha imparato durante la pandemia, rivedendo lo stile di vita lavorativa e sostenendo le famiglie per far ripartire il paese.
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