DAL MYANMAR/ “Qui è sempre una Cayenna e Orwell aveva previsto tutto”

- Lettera firmata

In Myanmar le violenze non si fermano. Intanto i generali vogliono controllare le comunicazioni e minacciano direttamente tutti gli avvocati difensori

myanmar birmania golpe 1 lapresse1280 640x300 Esercito per le strade del Myanmar (LaPresse)

Caro direttore,

anche oggi, come sempre, da oltre 9 mesi, nessuna nuova buona notizia dal Myanmar. Sempre e solo… Cayenna!

Comincio, giusto per confermare la cosa, raccontando delle violenze: c’è stato un attacco a un convoglio di soldati con oltre 100 vittime. Passavano su una strada minata. Per rappresaglia i militari hanno risposto con ritorsioni e stragi. Le cifre vere le sa solo il buon Dio.

Ma ancora una volta, non volendo fermarmi sulla pura violenza, mi permetto di porre il focus su due vicende inquietanti, di cui non credo siate a conoscenza. Mi colpiscono per una coincidenza forse non casuale.

Orwell scrisse le bozze dei suoi romanzi profetici (“1984”, “Il Grande Fratello” e “La fattoria degli animali”) durante la sua permanenza in Birmania. I fatti a cui mi riferisco riguardano il controllo delle comunicazioni e la giustizia, argomenti cari a Orwell.

Parto dalle comunicazioni. La società norvegese Telenor (la Tim della Norvegia, per capirci) attualmente gestisce le comunicazioni in Birmania: negli anni delle aperture democratiche quasi tutti i 60 milioni di persone hanno comprato un cellulare (ovviamente cinese). Anche qui il fascino del cellulare ha fatto breccia anche negli strati più poveri della popolazione. Ora Telenor ha deciso di vendere la sua licenza ad operare sul territorio birmano per 105 milioni di dollari. Cifra che per i parametri europei è ridicola. Motivazioni (mai scritte, ma…): non desidera essere associata al regime militare e soprattutto non desidera fornire informazioni ai militari sulle conversazioni degli utenti.

Insomma, Telenor è alle strette: o fornisce le info ai generali o deve vendere. E la certezza del diritto, le garanzie sulla privacy? Tutta roba da salotti radical chic. Non voglio essere polemico, ma chiunque abbia una seppur vaga simpatia socialista in Occidente dovrebbe venire a vivere da queste parti per un giorno per capire cosa producono i frutti maturi di quella ideologia. E non sono deviazioni, perché è quanto già visto altrove.

Ma torniamo a noi. Accade anche che la società libanese M1 di proprietà della famiglia del primo ministro Najib Mikati si è detta interessata. Mica stupidi i libanesi: a quei prezzi, fossi Berlusconi, Soros o la Tim tratterei anch’io. Ma i generali hanno risposto “niet”.

Gradirebbero che venisse ceduta a gruppi locali. E giusto per evitare equivoci, hanno fatto sapere che i gruppi locali graditi sono: Ige (controllata dal fratello del comandante della Marina Militare) + Kt (controllata dal figlio del presidente golpista) + gruppo Yoma (vari referenti che comunque gestiscono il commercio di rubini, zaffiri, giade eccetera). Sono quelle holding in mano ai militari di cui scrissi tempo fa e controllano la vita economica e sociale del paese (fino alle saponette, ai dentifrici e alle lattine di birra).

Come a dire: cari norvegesi, o vendete a noi o vendete a noi. Preferite la prima o la seconda opzione?

Passo al secondo aspetto: la giustizia. Chi viene arrestato in tutto il mondo civile ha diritto a un giusto processo. La notizia del giorno è che ora anche gli avvocati difensori sono sotto controllo.

Avevo già sollevato il problema, ma ora si è estremizzato. Prima il problema nasceva dai vincoli posti agli avvocati difensori. Ora la questione è a monte: il governo ha commissariato l’Ordine degli avvocati. Ergo: il commissario nominato dal governo può decidere di revocare la licenza a esercitare l’attività forense per qualunque avvocato non stia nei ranghi. Perciò il problema non è l’indipendenza della magistratura (in uno Stato dittatoriale è evidente che così non è), ma qui sono minacciati direttamente gli avvocati difensori.

Insomma, Orwell fu davvero profetico e mai – purtroppo – il detto evangelico del “nemo profeta in patria” fu tanto errato. Orwell aveva previsto tutto.

Un lettore dal Myanmar

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