Una minaccia potrebbe incombere sul settore farmaceutico, non solo in Germania. Intanto l'IA europea non decolla
STOCCARDA – Mentre l’industria automobilistica europea si contorce nella morsa della competizione cinese, una minaccia altrettanto perniciosa potrebbe incombere anche sul settore farmaceutico. L’industria biotecnologica e farmaceutica è considerata uno dei gioielli più preziosi dell’economia europea. Ma il vantaggio innovativo delle aziende del Vecchio continente va erodendosi: concorrenti cinesi, sconosciuti fino a poco tempo fa, stanno prendendo il sopravvento, in termini accordi di licenza redditizi, per numero di studi clinici e persino nello sviluppo di farmaci innovativi.
Secondo Handelsblatt, nel 2024 un terzo degli accordi stipulati dalle grandi aziende farmaceutiche ha coinvolto aziende biotecnologiche cinesi (pochi anni fa, la quota era prossima allo zero). Il valore degli accordi è aumentato del 66% dal 2023 al 2024, mentre la quota di nuove sperimentazioni cliniche avviate in Cina è aumentata dal 4% al 28% negli ultimi dieci anni. Secondo la società di analisi di mercato Evaluate Pharma, le aziende cinesi sono coinvolte in almeno un quinto di tutti i programmi di sviluppo. E in base a una statistica pubblicata dalla rivista scientifica “Nature”, nel 2024 la Cina ha addirittura superato gli Stati Uniti nella ricerca sul cancro.
Qualche esempio? WuXi Biologics è una CRDMO (Contract Research, Development and Manufacturing Organization) globale che offre piattaforme tecnologiche integrate e ad accesso aperto per lo sviluppo di farmaci biologici. L’azienda fornisce supporto a numerose multinazionali nel ciclo completo di sviluppo di nuovi trattamenti. BeiGene, invece, è un’azienda biotecnologica specializzata nello sviluppo di terapie oncologiche. È quotata simultaneamente su tre borse (NASDAQ, HKEX e Shanghai Stock Exchange) ed è diventata uno dei simboli dell’ascesa cinese nella ricerca biomedica avanzata. La sua strategia si concentra su soluzioni terapeutiche di nuova generazione, con una pipeline in continua espansione.
Restiamo nel campo dell’innovazione, passando dal carbonio al silicio. Se attuata, si tratterebbe probabilmente della più grande collaborazione nel campo dell’intelligenza artificiale (IA) in Germania: diverse importanti aziende tecnologiche tedesche pianificano di costruire congiuntamente una Gigafactory per l’IA. Come riportato da Handelsblatt, SAP, Deutsche Telekom, Ionos, il Gruppo Schwarz e Siemens stanno negoziando una richiesta congiunta all’Unione europea per un gigantesco data center per applicazioni di IA.
Alla conferenza “Technology Experience Convention Heilbronn” (TECH), un’iniziativa fondata da Handelsblatt Media Group in collaborazione con Schwarz Digits, Thomas Saueressig, membro del consiglio di amministrazione di SAP, ha dichiarato a proposito del progetto: “Può funzionare solo in partnership, questo è abbastanza chiaro. Quale sia il modello giusto è attualmente in discussione”. Achim Weiß, CEO di Ionos, ha affermato che l’iniziativa rappresenta un “passo importante verso una maggiore sovranità digitale”. Rolf Schumann, Chief Digital Officer di Schwarz Group, ha sottolineato durante una tavola rotonda: “Speriamo di poter riunire tutti e portare a termine questo progetto insieme”.
Nel frattempo, i Large Language Models (LLM) europei continuano a distinguersi più per la loro assenza che per i risultati, nelle principali classifiche internazionali dominate da Stati Uniti e Cina. Nella graduatoria del sito “LM Arena”, tra i primi 50 modelli spicca un solo rappresentante europeo: “mistral-medium-2505”, sviluppato dall’azienda francese Mistral. Aleph Alpha, la startup con sede a Heidelberg che aveva suscitato una “mini-hype” in Germania, sembra essere sparita dai radar. Lo stesso vale per gli altri tentativi nazionali, Italia compresa, che restano al momento ai margini della competizione tecnologica su larga scala. L’Europa, nonostante le sue capacità scientifiche e industriali, fatica dunque a ritagliarsi uno spazio credibile nella corsa globale all’intelligenza artificiale generativa.
Ma non sono solo i modelli di intelligenza artificiale europei a restare indietro, anche le intelligenze naturali segnano il passo. Nonostante la diffusa carenza di manodopera qualificata, secondo un rapporto sulla formazione professionale per il Governo federale in Germania, 2,86 milioni di giovani sotto i 35 anni sono privi di formazione e quindi esclusi dai lavori più qualificati. Occorre tuttavia sottolineare che molti dei lavori più qualificati potrebbero essere facile preda degli agenti artificiali, che stanno per essere sguinzagliati in giro per il globo digitale.
Secondo una predizione del “Padrino” della IA Geoffrey Hinton, saranno i lavori manuali quelli destinati a cadere per ultimi: gli idraulici, ad esempio, soprattutto quelli esperti in impianti vecchi e non a norma.
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