Il governo di al Sharaa (al Jawlani) promette di punire le uccisioni indiscriminate dei civili alawiti (e non solo), annuncia accordi con i principali gruppi curdi perché diventino parte delle istituzioni politiche e militari del nuovo Stato e lo stesso fa anche con i drusi. Ma in realtà, racconta padre Jacques Mourad, arcivescovo di Homs dei Siri, la gente in Siria non ha più fiducia: gli incidenti, i furti, anche gli omicidi sono all’ordine del giorno e l’opinione pubblica, non solo le minoranze, ha paura di fronte alla presenza di gruppi che predicano la sharia e la vogliono imporre. Gruppi che hanno legami con la realtà di Hayat Tahrir al Sham e con il governo. Il Paese avrebbe bisogno della presenza della comunità internazionale, che si faccia garante della sicurezza di tutti.
Come sono state le reazioni tra la gente dopo le centinaia di morti nella zona di Latakia e la repressione che ha preso di mira i civili alawiti?
In generale, c’è un clima di paura per tutti. Non solo per le minoranze: anche i sunniti hanno paura di quello che è successo. Tanti ormai non sono d’accordo con la politica del governo attuale. Siamo tutti dispiaciuti per quello che è successo, ma anche per il modo di gestire il Paese da parte del governo. Abbiamo sperato che le cose cambiassero, ma non è come il popolo ha sognato. Soprattutto dopo questi giorni dolorosi che abbiamo appena passato e che non sono ancora finiti. Ci sono stati altri morti, è stato ucciso anche un giovane cristiano in un villaggio vicino a Homs.
Gli atti di violenza, quindi, continuano?
Gli atti di violenza, i furti, gli attacchi continuano. Non è solo un problema della zona di Latakia.
Chi sono i responsabili di queste azioni?
Chissà. Sono comunque musulmani, certo, che non vogliono né la stabilità né la pace, ma vogliono imporre la sharia. Vogliono scacciare le minoranze, che sono considerate blasfeme. C’è una grande differenza tra le parole che vengono pronunciate e la realtà: le parole del governo, del presidente al Sharaa, sono rassicuranti, ma la realtà è ben diversa. Se parla e non è capace di realizzare ciò che dice, è meglio che lasci spazio a qualcun altro, perché non è giusto quello che sta succedendo.
Ma i vostri rapporti con la comunità musulmana, con la gente di questa fede, come sono?
I rapporti con i civili, con la gente comune, i vicini, sono molto buoni. Nella zona della costa, a Latakia, Baniyas, Tartus, tanti musulmani hanno accolto gli alawiti e li hanno protetti. La gente comune, le persone, non ha problemi tra loro. Il problema sono coloro che si sono formati in Turchia e a Idlib (la provincia in cui si era rifugiato HTS prima che cadesse Assad, nda), che sono arrivati nella nostra zona e hanno iniziato a esercitare la violenza, a imporre la sharia. In Siria non può essere realizzata: il popolo siriano non è mai stato fanatico, non ha mai abbracciato posizioni radicali. Quindi non si può imporre questo modello di vita.
Questi gruppi sono legati comunque al governo, con Hayat Tahrir al-Sham?
Forse non sono di HTS, ma sono stati a Idlib, sono stati protetti e accolti da loro, come adesso lo sono da questo governo. Al Sharaa ha detto di voler unire tutti i gruppi armati, ma le sue parole non corrispondono a verità. Ha mentito al popolo. E non solo su questo. Per questo motivo il popolo ha perso fiducia in lui.
Quindi gli accordi di cui si è parlato in questi ultimi giorni con i curdi e con i drusi sono di facciata? Non sono un vero segnale che il governo sta cambiando il suo atteggiamento?
Secondo me, no. Comunque, in generale, non c’è fiducia in al Sharaa e in questo modo di gestire il Paese. Vediamo quali saranno i frutti, cosa succederà in realtà: se sarà come il popolo vuole, meglio così, ma in questo caos, in cui i civili vengono uccisi senza motivo, non si può continuare. Non credo che al Sharaa sia capace di controllare il Paese: giustifica sempre il suo modo di agire, ma non crediamo più a quello che dice.
Come potrebbe cambiare, invece, la situazione?
Sarebbe importante avere il sostegno della comunità internazionale, un esercito dell’ONU che aiuti a proteggere le frontiere con la Turchia, con Israele, a proteggere i civili.
Al Sharaa, intanto, ha dichiarato che verranno puniti tutti i responsabili di quello che è successo nell’Ovest del Paese. Non è credibile neanche in questa promessa?
No, non credo. Anche nei media ufficiali non c’è verità. Se fosse sincero e coraggioso, al Sharaa annuncerebbe tutto davanti alle telecamere. Anche gli accordi con i curdi e con i drusi perché non sono stati spiegati pubblicamente? Chi si può fidare se non conosciamo i dettagli di queste intese?
Sono notizie che vengono usate a livello internazionale per accreditare la moderazione del nuovo potere?
Per questo non ho fiducia nella politica internazionale, che sta giocando sulla testa del popolo siriano. Stiamo male, siamo distrutti in tutti i sensi.
Anche dal punto di vista economico non è cambiato niente?
La situazione economica è anche peggiorata. Sono passati oltre tre mesi dalla caduta del regime di Assad e nessuno di coloro che lavorano prende lo stipendio, il salario.
Il governo continua a chiedere che vengano tolte le sanzioni. Quanto è importante per sbloccare la situazione?
Togliere le sanzioni aiuterebbe, ma chi si fida di toglierle di fronte alla realtà del male, ai crimini che vengono commessi ogni giorno?
(Paolo Rossetti)
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