OEGSTGEEST (Olanda) – Come aveva affermato durante l’ultimo messaggio in diretta tv nazionale, il premier olandese Mark Rutte ha lasciato in prima linea sulla questione Covid-19 il ministro della Salute Hugo De Jonge. Il lockdown “duro”, avviato lo scorso 16 dicembre e destinato a durare almeno fino al 19 gennaio prossimo, non sta dando i risultati desiderati: i numeri (8.500 nuovi positivi in media per l’ultima settimana con circa il 13% rispetto ai test totali effettuati) trasmettono incertezza e caos e non si riesce a identificare un trend significativo.
Intanto il direttore dell’Omt (Outbreak Management Team) Jaap van Dissel continua a evitare di assumersi qualsiasi responsabilità, scaricandole anzi sul personale sanitario delle case di riposo affermando che la loro preparazione insufficiente sarebbe una delle cause dei numeri disastrosi della prima ondata in Olanda. Non si capisce, francamente, come un simile personaggio non sia stato ancora messo dinanzi alle proprie responsabilità e destituito di una carica per cui si è dimostrato palesemente inadeguato.
Nel frattempo, però, l’Omt ha fatto un altro passo indietro e raccomanda che anche i bambini sotto i 12 anni siano sottoposti a test molecolare. Si è colta la palla al balzo definendo la “variante inglese” del virus come più contagiosa tra i più piccoli, dopo la morte di una giovane insegnante di una scuola elementare a Bergschenhoek, una piccola città a 10 km da Rotterdam. Le autorità sanitarie hanno però successivamente escluso qualsiasi collegamento con la variante inglese del virus. Una tragedia che si sarebbe potuta evitare (i primi contagi riscontrati nella scuola, che sarebbe presto diventata un vero e proprio focolaio, risalgono a novembre) semplicemente impostando una strategia più prudente e mirata alla prevenzione.
A proposito di prevenzione: Rutte aveva chiaramente lasciato intendere in diverse occasioni che il vaccino sarebbe stato il punto di svolta nella lotta al coronavirus, ma che l’Olanda attendeva il semaforo verde da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema). La strategia olandese si basa sul vaccino sviluppato da AstraZeneca in collaborazione con l’Università di Oxford, e le notizie in questo senso non sono buone: secondo l’Agenzia sarà improbabile che il vaccino riceva un’approvazione ufficiale nel mese di gennaio. In ogni caso le prime vaccinazioni avranno luogo il prossimo 8 gennaio, ma si userà il vaccino Pfizer/BioNTech. Non ci sono al momento informazioni chiare su come verrà gestito l’affiancamento tra i diversi vaccini: si attendono chiarimenti dal ministero.
Non sarà per nulla facile per Hugo de Jonge sbrogliare la matassa, e il ministro stesso lo ha già capito molto bene, visto che ha rinunciato ad essere il capolista del proprio partito (Cda, Appello Cristiano Democratico) alle prossime elezioni politiche che avranno luogo il prossimo 17 maggio. Una mossa politica che ha portato il ben più apprezzato Wopke Hoekstra a prendere il posto di capolista del partito, con un’immediata risalita dei cristiano-democratici nei sondaggi. Non sarà sufficiente a insidiare la leadership del Vvd di Rutte (sostanzialmente stabile nelle preferenze) ma conferma il trend di crescita del partito, che potrebbe affermarsi come seconda forza a livello nazionale, scalzando i nazional-sovranisti del Pvv (Partito della Libertà) di Geert Wilders – senza dubbio una buona notizia.
Il premier Rutte invece si trova in questi giorni ad affrontare una spinosa discussione su uno scandalo emerso nei mesi scorsi: l’autorità nazionale per il fisco (Belastindienst) aveva accusato di frode diverse centinaia genitori che avevano fatto richiesta di un benefit riservato ai servizi di assistenza all’infanzia. Questi genitori si sono visti recapitare lettere con richieste di pagamento che potevano comprendere diversi anni fiscali precedenti senza possibilità di rateizzazione, senza che la frode fosse però dimostrata in maniera chiara e ineccepibile. Ad aggravare la situazione, la commissione parlamentare incaricata a fare chiarezza sulla questione avrebbe anche scoperto un atteggiamento discriminatorio da parte del Belastingdienst, con la maggior parte delle famiglie oggetto di attenzione che risultavano essere in situazioni di “doppia nazionalità”. Diversi esponenti dell’opposizione hanno anche chiesto le dimissioni di Rutte dopo che è emerso come il governo precedente, guidato dallo stesso premier, fosse chiaramente a conoscenza delle ingiustizie poi portate alla luce dalle indagini della commissione. Al momento si sa che ai genitori danneggiati verrà riconosciuto un indennizzo di 30mila euro, ma in molti casi questo non sarà sufficiente a risolvere del tutto i gravi problemi causati dal Belastingdienst.
In questi giorni è anche riemersa un’altra questione sollevata dal deputato cristiano-democratico Martijn van Helvert tramite un articolo inviato al portale nrc.nl: il programma Nla (non-lethal aid), di aiuti alle organizzazioni combattenti in Siria. La condizione fondamentale per cui queste organizzazioni potessero ricevere gli aiuti stanziati (in genere materiale come autoveicoli, elettrodomestici o medicinali) era che non fossero in nessun modo affiliate a gruppi terroristi e non si macchiassero di crimini di guerra. Nel caso dell’Olanda, indagini svolte in passato avrebbero dimostrato come il sostegno non si sia interrotto nemmeno dinanzi a chiare violazioni, per cui il governo Rutte avrebbe di fatto sostenuto in maniera diretta gruppi terroristi in Siria.
Ma il j’accuse di van Helvert non si limita a questo ed estende la denuncia a quella che etichetta come “dottrina Rutte”: la tendenza da parte del premier e del suo governo a fornire la minor quantità di informazioni possibili al pubblico e al parlamento. Per il deputato del Cda (partito che fa parte della coalizione di governo) questo atteggiamento sarebbe grave perché “il controllo del governo (da parte del Parlamento, ndr) è una parte essenziale della nostra Costituzione”. Nel suo pezzo van Helvert porta come esempio anche lo scandalo dei benefit familiari. Stranamente, però, la disastrosa gestione della pandemia, in cui sono chiaramente visibili gli stessi elementi costitutivi della “dottrina Rutte”, non viene menzionata: il fatto che il ministro de Jonge sia ora plenipotenziario nella lotta al Covid non è d’aiuto, essendo il ministro membro dello stesso partito di van Helvert.
In ogni caso non sembra che la leadership di Mark Rutte al momento corra seri pericoli: i numeri sono dalla sua parte. Sul lungo termine, però, Wopke Hoekstra avrà molte carte da giocarsi per puntare al vertice del governo in un futuro probabilmente non troppo lontano. Le elezioni del 17 marzo chiariranno quanto fondate sono le aspirazioni di crescita dei cristiano-democratici sotto la guida di Hoekstra.