Nessuna crisi all’orizzonte, il governo giallorosso va avanti e punta ad arrivare a fine legislatura: parola di Dario Franceschini, ministro della Cultura e capo delegazione del Partito Democratico nel Governo Conte. Intervenuto ai microfoni di Repubblica, il politico ferrarese ha ripercorso le tappe della nascita dell’esecutivo M5s-Pd-Leu-Iv ed ha escluso ripensamenti del caso: il bilancio sul governo è «largamente positivo» e ci sono tre grandi priorità da affrontare. Ecco quali: «La prima è gestire l’emergenza Covid: il mondo ci sta riconoscendo dei risultati, ma la pandemia non è ancora superata. La seconda è l’utilizzo del Recovery fund progettando l’Italia del futuro. E la terza è avviare una nuova stagione di riforme istituzionali. Perché è stato giusto dire sì al taglio dei parlamentari, ma da solo serve a poco». Un altro passaggio fondamentale è certamente la revisione dei dl sicurezza targati Salvini: «Su quei decreti c’è una intesa di maggioranza chiusa a luglio che verrà portata ora dalla ministra Lamorgese in Consiglio dei ministri».
DARIO FRANCESCHINI: “MES? BISOGNA DEIDEOLOGIZZARE LO SCONTRO”
«Sul Mes bisogna deideologizzare lo scontro, vediamo cosa serve alla sanità, quali progetti e quante risorse servono e poi affronteremo il tema insieme al Recovery fund»
, ha aggiunto Dario Franceschini ai microfoni di Repubblica, per poi soffermarsi sul rapporto tra Governo e opposizione. Le tre priorità sopra citate rappresentano un terreno formidabile per cercare di costruire un dialogo con il Centrodestra, considerando che – spiega Franceschini – «dopo le ultime regionali mi pare sia passata la voglia di andare subito al voto».
Dario Franceschini ha elogiato i passi in avanti fatti dal M5s sull’Europa e sui temi economici, augurando ai grillini un dibattito vero e trasparente anziché la scissione ipotizzata negli ultimi giorni. Ma cosa ne sarà dell’alleanza Pd-Movimento? Le Comunali si avvicinano sempre più e da casa pentastellata sono arrivati segnali di fumo: «Trovo stravagante che di fronte ad elezioni a turno unico, come le regionali, si rifiuti una intesa, e quando sono previsti due turni, come è per il voto sui sindaci, si propongano invece patti da stringere subito, anche se c’è la possibilità di farli al momento del ballottaggio. E comunque è chiaro che ci sono dei nomi che rappresentano un impedimento a qualsiasi accordo».