Da diversi mesi a questa parte – ma soprattutto dopo l’ingresso ufficiale di Donald Trump nello Studio Ovale della Casa Bianca – la parola dazi è più volte rimbalzata sulle pagine dei giornali e nei notiziari tra i toni allarmistici di che temeva (e teme) possibili ripercussioni sul mercato europeo e chi preferisce restare ancora fiducioso che si possa trattare di una minaccia alla quale il tycoon no darà veramente seguito: al di là di come la si veda – però – la realtà storica sembra propendere per la prima opzione ed è in questo contesto che diventa importante cosa siano e come funzionino i dazi sulle importazioni adottati da Trump.
Partendo proprio dalla realtà storica appena citata, è importante ricordare che pochi giorni fa il presidente USA ha varato un decreto con il quale ha imposto dazi del 25% per il Canada e il Messico e del 10% per la Cina a danno dei prodotti farmaceutici, dell’acciaio e – ma solo in un secondo momento – sui microchip, sul petrolio e sul gas: complessivamente le aziende che intendono importare questi prodotti dovranno pagare quella percentuale aggiuntiva; mentre dal conto loro i tre paesi hanno già promesso che attueranno misure simili nei confronti dei prodotti statunitensi.
Cosa sono e a cosa servono i dazi: dalla protezione del mercato alle misure ritorsive, cosa sta facendo Trump?
Come si sarò già capito – insomma – quando si parla di dazi si intende una tassa indiretta dal valore di una percentuale variabile del prezzo di un determinato prodotto che viene applicata direttamente alla dogana quando la merce entra nel mercato che l’ha imposta: il pagamento della tassa è a carico dell’importatore o dell’esportatore (a seconda di cosa prevede l’accordo stipulato tra venditore ed acquirente) ed una volta che è stata pagata la merce entra liberamente e può circolare senza più maggiorazioni.
Complessivamente, lo scopo principale (che è anche quello addotto da Trump) dei dazi è di preservare il mercato interno di una nazione cercando di frenare la vendita di prodotti esteri più economici e hanno l’effetto di frenare il commercio tra paesi; ma nella realtà la maggior parte delle volte che si applicano i dazi lo si fa anche con scopi politici o ritorsivi: è il caso di quelli imposti dall’UE alle auto elettriche cinesi al fine – secondario – di far ritirare dal governo cinese quelli definiti “sussidi ingiusti” che giustificano i prezzi abbondantemente inferiori a quelli delle produzioni europee.