È finalmente uscito il testo base della legge sul fine vita, proposto dai due relatori dell’area di maggioranza: il senatore Zanettin (FI) e il senatore Zullo (FdI). Il testo si pone in continuità con norme precedenti, intervenendo a modificarle opportunamente, in alcuni passaggi critici.
La prima sorpresa arriva con il titolo della proposta di legge: “Disposizioni esecutive della sentenza della Corte costituzionale del 22 novembre 2019, n. 242”. In questo modo lascia ben chiaro che l’incipit della norma è dettato dalla presa di posizione della Corte Costituzionale, che da oltre cinque anni insiste perché il Parlamento faccia una legge in merito al fine vita, e in particolare al controverso tema del suicidio assistito.
Il disegno di legge è fatto di quattro articoli. Il primo ribadisce un principio fondamentale della nostra Costituzione: l’inviolabilità e indisponibilità del diritto alla vita; il secondo modifica l’articolo 580 del Codice penale, dove si parla di suicidio assistito; il terzo interviene sulla legge 38/2010, che tratta delle cure palliative, e il quarto articolo infine modifica la legge 833/1978, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale.
Sono chiari a questo punto i punti cardinali della nuova legge: la Costituzione, per quanto riguarda il valore della vita; il Codice penale, per quanto concerne la sua tutela; le cure palliative per garantire la presa in carico globale del paziente da parte del SSN. Punti sostanzialmente condivisibili, che potrebbero ottenere un consenso molto ampio da parte del Parlamento, se si riuscisse ad uscire da contrapposizioni faziose ed ideologiche.
Ma anche in questo caso i principi fondamentali, da soli, non sono sufficienti a garantire un corretto sviluppo operativo della legge a garanzia dei valori di riferimento ed è necessario andare più in profondità.
La nuova legge all’articolo 2 aggiunge all’articolo 580 del CP un comma, il 2-bis, che riprende pressoché integralmente tutti i requisiti previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale per la non punibilità di chi agevola il suicidio. Ossia: una decisione libera, consapevole, da parte di una persona maggiorenne, tenuta in vita da trattamenti sostitutivi di funzioni vitali, affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili. Aggiunge a questa prescrizione due elementi in più: da un lato la persona deve essere inserita in un percorso di cure palliative, che a questo punto diventano condizione necessaria per la non punibilità, e dall’altro è necessaria una verifica delle sue condizioni da parte di un Comitato nazionale di valutazione.
Nell’articolo 3 sono previste le modifiche alla legge 38, con l’obiettivo esplicito di migliorare la diffusione delle cure palliative sul piano nazionale, per giungere ad una copertura dell’80% nel 2028, e garantire che i finanziamenti previsti vadano esplicitamente in questa direzione, affidandone il controllo all’AGENAS.
L’ultimo articolo, il quarto, interviene su alcune modifiche della legge istitutiva del SSN e descrive in dettaglio compiti e composizione del Comitato di valutazione nazionale, nominato con decreto del Presidente del Consiglio. Elenca con chiarezza la tempistica con cui deve agire, e conclude affermando: “il personale in servizio, le strumentazioni e i famaci, di cui dispone a qualsiasi titolo il Sistema Sanitario Nazionale non possono essere impiegati al fine della agevolazione del proposito di fine vita”. Ossia in nessuna struttura del SSN è possibile metter fine alla vita di una persona attraverso il suicidio assistito.
La legge mostra un forte impegno a por fine ad un moltiplicarsi di iniziative legislative regionali, finora puntualmente bocciate anche dalle stesse regioni, ad eccezione di quella della Toscana. Non dovrebbero esserci disparità di trattamento, né tantomeno discriminazioni tra i pazienti. C’è una importante assunzione di responsabilità nei loro confronti, con una intensa azione di prevenzione della stessa domanda di suicidio, attraverso un potenziamento delle cure palliative. La loro diffusione su base nazionale dovrebbe garantire ai pazienti e alle loro famiglie una presa in carico tempestiva e a tutto campo.
È chiaro che le cure palliative non possono essere rese obbligatorie, proprio a tutela della libertà del paziente, ma diventano una condizione necessaria per poter accedere alla richiesta di suicidio. La vera sfida è renderle così qualificate e così profondamente rispondenti ai bisogni dei pazienti da renderle pienamente desiderabili, perché il paziente ne sperimenta l’efficacia anche sotto il profilo del controllo del dolore. Non solo più cure palliative, ma anche migliori cure palliative, con professionisti in grado di intercettare e alimentare il desiderio di vivere del paziente, alleviando dolore e sofferenza nelle loro famiglie.
In questo senso sottolineare come il SSN abbia la sua mission specifica nella cura del paziente e non nella sua morte appare profondamente significativo. Serve un SSN capace di curare i pazienti nei tempi e nei modi necessari, senza dilatare eccessivamente le attese e senza diluire oltre misura ciò di cui hanno bisogno. Non si può parlare di One Health – obiettivo cruciale del nostro tempo – senza ricordare che parte integrante della salute è anche il benessere di cui ognuno può e deve godere, grazie anche al SSN, in tutte le circostanze della sua vita.
Il disegno di legge, appena arrivato in discussione al Senato, deve ancora attraversare il lungo iter del dibattito in Commissione e in Aula, deve essere sottoposto al voto, probabilmente a voti segreti, data la delicatezza della materia, e poi approdare alla Camera dei deputati e ricominciare da capo lo stesso percorso. C’è ancora un tempo lungo in cui può essere migliorato, possono essere sciolti vari nodi, ma c’è anche il rischio che si introducano emendamenti che possono stravolgerlo e quella sollecitazione a sfondo eutanasico possa rivelarsi più insidiosa che mai, anche se nel testo della legge non si parla mai di eutanasia.
La società e il variegato mondo delle associazioni dovranno vigilare, accanto al Parlamento, perché l’eutanasia resti fuori dalla porta e aumenti invece l’attenzione alla vita dei pazienti, per migliorarne le condizioni e rendergli più amabile la vita, per difficile che appaia. Prevenire la richiesta di suicidio è la nostra proposta a cui vorremmo che la legge restasse fedele. Prevenire e non facilitare….
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