DECRETO CAIVANO INCOSTITUZIONALE? NUOVO CASO
Il decreto Caivano potrebbe essere incostituzionale: a sollevare la questione alla Consulta è ancora una volta il tribunale per i minorenni di Roma. Anche in questo caso il problema riguarda la messa alla prova. Il decreto prevede l’esclusione di tale disciplina per alcuni reati considerati gravi, come la violenza sessuale aggravata ma, come evidenziato da Giurisprudenza Penale, che ha pubblicato il testo dell’ordinanza, per il collegio giudicante del tribunale capitolino la disposizione potrebbe contrastare con tre articoli della costituzione, il 31 secondo comma, il 117 primo comma e il 3.
Per il giudice, l’esclusione automatica della messa alla prova per alcuni reati non consente al giudice di valutare la possibilità, caso per caso, di un percorso rieducativo per il minorenne, di conseguenza vengono compromessi gli scopi del processo penale minorili, come il recupero e il reinserimento sociale del giovane che commette il reato.
La decisione del tribunale per i minorenni di Roma riaccende le tensioni tra le novità legislative introdotte dal governo Meloni e i principi costituzionali alla base del processo penale minorile. Ora la Corte costituzionale dovrà valutare se l’automatismo che è stato introdotto dal decreto Caivano è compatibile con i diritti e le garanzie che il sistema giuridico italiano riconosce ai minori.
IL PRECEDENTE INTERVENTO DELLA CONSULTA
La Consulta aveva già avuto modo di pronunciarsi su una questione simile, in particolare con la sentenza 8 pubblicata nel febbraio scorso, dopo che la questione era stata sollevata dal gup del tribunale per i minorenni di Bari. La Corte costituzionale concluse che le questioni sollevate erano inammissibili, ma fornì comunque delle indicazioni interpretative importanti.
Ad esempio, precisò che l’esclusione della messa alla prova non va applicata in maniera retroattiva, quindi per i reati commessi prima dell’entrata in vigore della legge, perché ciò inciderebbe sulla punibilità della persona, violando il principio di legalità penale sancito dalla Costituzione.
Pur sottolineando l’importanza della messa alla prova nel processo penale minorile e nonostante l’esclusione automatica di questo istituto per alcuni reati gravi possa compromettere le finalità rieducative del processo in questione, la Corte chiarì che l’esclusione della messa alla prova introdotta dal decreto Caivano resta in vigore, a meno che non vi siano altri interventi legislativi o pronunce della Consulta.
Il tribunale per i minorenni di Roma ha sollevato la stessa questione per un’altra vicenda, quella che riguarda un altro caso di violenza sessuale. Ma il fulcro resta sempre lo stesso, cioè l’imposizione di una pena detentiva automatica, che non lascia spazio a valutazioni individuali, secondo un approccio che per la magistratura potrebbe dar spazio più a un sistema punitivo che rieducativo. Ma la palla, appunto, torna alla Corte costituzionale.