Il delitto di Cogne è tra i grandi casi di cronaca nera che continuano a far discutere nonostante una sentenza passata in giudicato. La storia giudiziaria legata al caso si è chiusa nel 2008 con la condanna definitiva a 16 anni di reclusione a carico di Annamaria Franzoni. Chi l’ha visto? torna sulla vicenda con un focus sul dibattito innescato dall’atroce vicenda avvenuta il 30 gennaio 2002 tra le montagne della Valle d’Aosta, frazione di Montroz.
Dentro la villetta della famiglia di Annamaria Franzoni, si consumò un delitto efferato che vide vittima il figlio di appena 3 anni, il secondogenito Samuele Lorenzi nato dal matrimonio con Stefano Lorenzi, rimastole accanto nonostante le terribili accuse e l’esito processuale che l’ha portata dietro le sbarre. Oggi la donna ha una nuova vita fuori dal carcere, ha avuto un altro bimbo e non ha mai fatto alcuna ammissione. È persino tornata a Cogne in varie occasioni, come il Capodanno e il Ferragosto, alimentando la polarizzazione dell’opinione pubblica tra colpevolisti e innocentisti.
Delitto di Cogne, Annamaria Franzoni: “Non sono un’assassina”
L’omicidio del piccolo Samuele Lorenzi, noto alle cronache come il delitto di Cogne, ha segnato profondamente il Paese e fa parte di una lunga serie di casi che, per una parte dell’opinione pubblica, appaiono come densi di ombre e dubbi nonostante la conclusione del processo in Cassazione.
Annamaria Franzoni ha sempre sostenuto di non essere un’assassina, si presentò persino in tv per ribadire la sua estraneità alla morte del figlio e non rese mai confessione. Un atteggiamento che divise l’Italia e che, a 23 anni dai fatti, non smette di generare domande.
La ricostruzione del delitto di Cogne, l’arma mai individuata e la condanna di Annamaria Franzoni
La mattina del delitto fu proprio la mamma a lanciare l’allarme con una strana telefonata al medico di base Ada Satragni. Una chiamata in cui la donna disse che suo figlio perdeva sangue dalla bocca e che “gli era scoppiato il cervello“. Poi l’allerta al 118 e la successiva telefonata al marito per informarlo della morte del piccolo.
Secondo quanto rilevato sulla scena del crimine, la camera matrimoniale di Annamaria Franzoni e Stefano Lorenzi, Samuele sarebbe stato colpito ferocemente e ripetutamente alla testa con un corpo contundente pesante, mai ritrovato.
L’arma del delitto, infatti, è rimasta un mistero. L’ipotesi è che potesse trattarsi di uno zoccolo tipo sabot in legno o di un arnese in rame (essendo stata trovata traccia di quest’ultimo elemento su una delle lesioni). Samuele Lorenzi sarebbe stato ucciso con almeno 15 colpi. Secondo Annamaria Franzoni, qualcuno si sarebbe introdotto in casa mentre lei era fuori per accompagnare il primogenito alla fermata del bus per la scuola. Per inquirenti e giudici, però, è lei l’assassina. Condannata a 16 anni in via definitiva, ha ottenuto una riduzione di pena a meno di 11 (di cui 5 trascorsi ai domiciliari) per buona condotta e indulto.