A Storie Italiane l'intervista a Francesco Compagna, avvocato parte civile famiglia di Chiara Poggi, che si lamenta delle nuove indagini
L’avvocato Francesco Compagna della famiglia Poggi ha parlato con Storie Italiane, in merito alle ultime indagini circa l’omicidio di Chiara di Garlasco. Ieri si sono tenute delle perquisizioni nella casa di Andrea Sempio e dei genitori, ma anche degli amici, ma il focus principale è stato sul canale di Tromello, alla ricerca dell’arma del delitto.
Azioni che non trovano d’accordo i famigliari di Chiara Poggi, ed è facile comprenderlo leggendo le dichiarazioni del legale di parte civile a Storie Italiane: “La famiglia Poggi è basita per quanto accaduto. Le procure hanno un potere molto ampio in fase di indagini ma a nostro avviso non possono agire così, valorizzando ipotesi assolutamente prive di supporto per quanto a nostra conoscenza, creando poi dei presupposti per una loro indiscriminata diffusione degli organi di stampa”.
E ancora: “Una indagine per omicidi è molto complessa, l’impressione a volte è che si voglia cercare una strada alternativa senza aver compreso perchè si è arrivati ad una certo punto e poi da parte nostra c’è una richiesta di rispetto verso le persone coinvolte in questa vicenda e questa divulgazione quasi in diretta delle iniziative degli inquirenti lascia perplessi”.
DELITTO DI GARLASCO, AVVOCATO FAMIGLIA CHIARA POGGI: “SERVIREBBE MAGGIORE CAUTELA”
Quindi l’avvocato della famiglia di Chiara Poggi aggiunge: “Si può sempre aver sbagliato ma oggi leggiamo di ipotesi strampalate che già sono state valutate, l’impressione è che gli inquirenti abbiano una comprensione della vicenda molto ridotta ed è comprensibile visto che sono passati 18 anni. La famiglia è certa sulla colpevolezza di Stasi, ma fa più notizia una nuova ipotesi incompatibile rispetto ad una condanna. Ci vorrebbe una maggiore cautela”.
Non sembra quindi essere d’accordo con le ultime attività investigative sul delitto di Garlasco portate avanti dalla procura di Pavia e dal nucleo dei carabinieri che ha deciso di riaprire il caso a 18 anni dai fatti, quel tragico 13 agosto 2007. Resta comunque il dubbio che la procura abbia in mano dell’altro, probabilmente qualcosa “di grosso”, e proprio per questo sta dando vita a queste azioni per certi versi “eclatanti”.