A Lo Stato delle cose l'intervista a Liborio Cataliotti, legale di Andrea Sempio, sul giallo di Garlasco: ecco le sue dichiarazioni principali
A Lo Stato delle cose si parla di Garlasco e in collegamento vi era l’avvocato Liborio Cataliotti, legale di Andrea Sempio. Esordendo ha spiegato: “Non lo voglio far parlare con i pm o i giornalisti? Non sono stato io a scegliere dove e a quale trasmissione fare parlare Andrea Sempio, a volte è stato intercettato sulla porta dello studio legale e sulla porta dei genetisti. Ritengo più utile confrontarsi con chi magari ha un approccio un po’ più colpevolista verso Sempio, quindi mi confronto molto volentieri con lei e mi spiace non essere in studio”.
“Fino a quando Andrea non parlerà con i pm? Decideremo insieme all’avvocato Taccia ma il codice di procedura penale garantisce un piccolo vantaggio all’indagato, ovvero di poter parlare dopo aver visto le carte di accusa, questo vantaggio vorrei utilizzarlo; se poi ci fossero contingenze che imponessero che facesse chiarimenti, non voglio escludere nulla”. Sul fatto che l’avvocato Cataliotti ha definito la perizia della dottoressa Albani con un valore “meno di zero”, ha chiarito: “Non ho voluto mancare di rispetto al perito Albani, apprezzo la sua perizia a tal punto che difficilmente muoverò serie critiche, domande e polemiche durante l’incidente probatorio”.
“Il mio approccio non è quello del genetista ma del giurista. La Albani dice che il prof. De Stefano fece più repliche con quantità diverse, non dettero lo stesso risultato scientifico ed è improprio definirle repliche. Nella sentenza di Cassazione del processo a Stasi si dice che, quando non ci sono repliche in senso proprio, quel risultato vale come ciò che io ho detto con una rappresentazione teatrale ma molto efficace: vale zero; la Cassazione dice che non è neanche un indizio”.
DELITTO DI GARLASCO, CATALIOTTI: “STIAMO CERCANDO UNA VERITA’ ALTERNATIVA”
E ancora: “Noi del pool difensivo non ci siamo fermati al dato giuridico, ci risulterebbe facile trincerarci dietro lo stesso, ma abbiamo voluto prendere l’ipotesi, non scellerata e possibile, che quella valutazione un valore ce l’abbia come prova o indizio che ci sia stato un contatto fra una superficie toccata da Chiara e un’altra da Andrea; ecco perché per mera chiarezza, per offrire una verità alternativa, un approccio serio, stiamo predisponendo una nostra perizia su possibili punti di contatto indiretto”.
Quindi ha ricordato: “Sempio è stato fino al giorno 4 agosto in casa a Garlasco, non è entrato senza il fratello. De Stefano nel 2017 disse che il DNA su una superficie può rimanere 27 anni. Il dubbio che ci siamo posti noi, ammesso che Chiara possa essersi lavata le mani la mattina dell’omicidio: può essere venuta a contatto con superfici che potessero essere usualmente toccate due o tre settimane prima dal nostro cliente? Abbiamo fatto questo esercizio con la planimetria dell’immobile, interrogando Sempio e comparandolo con le risultanze del processo; stiamo ipotizzando 15/20 punti di contatto”.

DELITTO DI GARLASCO, CATALIOTTI E IL DNA DI STASI MANCANTE
Sulle unghie non c’è il DNA di Stasi ma c’è quello di Sempio? “È facilmente spiegabile – ha proseguito l’avvocato – il reperto di DNA trovato sulle mani di Chiara è un aplotipo Y misto lasciato da più persone, due o forse più di due; vi era un reperto più facilmente isolabile che è quello che è stato comparato con Stasi, Sempio e gli altri, e quello parrebbe – uso il condizionale – riconducibile alla famiglia Sempio; quello ancora più deteriorato poteva invece essere riconducibile ad altri. Una indiscrezione su un’unghia di Chiara Poggi? “Quando diventerà prova io ragionerò sulla prova, di indiscrezioni…”.
Le ultime parole sono state sullo scontrino: “Io so che l’originale non è mai stato sequestrato, so che ne parlò il 4 ottobre del 2028, sentito come testimone Andrea Sempio; non so se gli sia stata chiesta la consegna, non si sa quale sia la domanda che gli sia stata posta; vi dico che se fosse un processo non sarebbe un alibi perché non indica la targa dell’auto, ricordiamo che la famiglia aveva solo un’autovettura in dotazione, né tantomeno il nome di chi usò quella macchina: se si rivelasse un’affermazione falsa, un rilievo sia pur indiziario lo verrebbe ad avere”.
Ha chiosato dicendo che il suo assistito non ha mai visto alcuna immagine intima riconducibile a Chiara Poggi sul pc della stessa ragazza.
