L’avvocato di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, è stato intervistato ieri sera da Dritto e Rovescio, ospite in studio per parlare degli ultimi aggiornamenti sul giallo di Garlasco. Il talk di Rete 4 ha mandato in onda una intervista del genetista De Stefano, secondo cui non vi è certezza che il dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi fosse di Sempio, cosa in cui invece crede la procura: “Chi non la pensa come De Stefano è preparato e bravo quanto lui – le parole del legale di Stasi – come il professor Rever, Previderè… siamo all’eccellenza. Lui ha ragione quando chiede la data delle tracce. Dimentica una cosa, la povera Chiara la sera prima ha usato il computer di Alberto, hanno mangiato la pizza e sono stati vicini, ma sulle dita non c’è il dna di Stasi ma quello di Sempio che non entra in quella casa da almeno il 4 agosto”.
E ancora: “L’incidente probatorio è un grande faro, ma nell’ombra ci sono le indagini tradizionali iniziate a novembre 2023, portate avanti da 4 pm e quindi è difficile immagine che 4 pm possano innamorarsi di una idea o di se stessi. Al momento l’indagine ha disvelato pochissimi elementi, credo che ne abbiamo molti di più, non dobbiamo pensare che un caso di 18 anni fa si possa risolvere in tre mesi”. Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio, in collegamento con Dritto e Rovescio però ribatte: “Come mai il mio collega, che stimo e apprezzo, sostiene ancora che sotto le unghie di Chiara c’è il dna di Sempio quando il prof De Stefano nell’appello bis del 2014 ha escluso l’apparteneza di questi reperti biologici a Stasi e chiunque altro? Il dna di Sempio è stato prelevato il 16 marzo di quest’anno, come fanno tutti questi signori e consulenti tecnici luminari a dire che era il dna di Sempio, non avevano il dna di raffronto se il tampone salivare è stato fatto due mesi fa”.
DELITTO DI GARLASCO: “NON C’E’ IL DNA DI SEMPIO? LO VEDREMO”
De Rensis ha replicato: “Ci sono i tracciati, hanno affermato che c’è comparabilità, ora questa indagine deve andare avanti ma non ho detto che Sempio è colpevole, ho detto solo che il dna di Stasi non c’è, questo è un punto di partenza non di arrivo, se poi non c’è quello di Sempio lo vedremo. Io ho parlato semplicemente di compatibilità e comparabilità, non ho parlato di come è arrivato sulle dita. Questa non è una mia indagine ma è una indagine della procura di Pavia quindi ogni dubbio e domanda va rivolto alla procura con grande energia e coraggio, noi siamo spettatori parlanti di questa indagine”.
Lovati ribatte anche sul concorso in omicidio, l’accusa mossa al suo assistito: “Dal fatto non si desume nessun tipo di concorso, questo capo d’incolpazione è stato creato ad arte dalla procura di Pavia per riaprire le indagini, non poteva riaprire le indagini per omicidio volontario visto che c’è un giudicato su Stasi, non poteva riaprire una indagine su Sempio perchè era già stata archiviata l’indagine nel 2017 e non è stata impugnata, quindi per poter riaprire l’indagine si sono inventati questa storiella del concorso, dal fatto non si desume, il concorso deve essere desunto dal fatto, io faccio l’esempio della rapina al portavalori, lì c’è un concorso, dal fatto si desume il concorso, qui no, c’è una impronta sola”.
DELITTO DI GARLASCO, DE RENSIS E GLI SCHIZZI DI SANGUE SUL TELEFONO
Sulle nuove tracce di sangue trovate sul telefono di Chiara Poggi nella casa di Garlasco: “Gli schizzi vanno tutti nella stessa direzione – spiega De Rensis – quello è un Sirio Plus, non esiste lo spazio affinchè lo schizzo arrivi sotto la cornetta e nel caso si sarebbe frammentato: lo schizzo è intero e sopra è da schiacciamento. La cornetta rivisita le modalità omicidiaria”. Lovati aggiunge: “Chi ha messo a posto la cornetta, per quale motivo? L’assassino no di sicuro, sarebbe scemo, mettere le impronte sulla cornetta. Il mio assassino è tutt’altro che scemo, è un professionista”. Sul santuario della Bozzola, Lovati precisa: “Bisognerebbe approfondire con una inchiesta che gli inquirenti non hanno voglia di fare”, mentre De Rensis aggiunge: “Sono molto prudente, guardo quello che gli investigatori faranno, non so se questo santuario c’entra o no, so che stato oggetto di vicende molto brutte che non appartengono ai santuari, vediamo, per il momento ho una posizione di attesa”.
Quindi ha ricordato gli errori commessi in fase di indagine: “Possiamo dire i 4 capelli non repertati, spazzatura non sequestrata, il pigiama rivoltato, è stata tutta colpa della difesa non da chi indagato… queste sono attività che deve fare l’attività giudiziaria e la polizia giudiziaria, quindi partiamo da lì e rimproveriamo quelli, la difesa di Stasi dell’epoca ha fatto tutto il possibile per evidenziare ciò che non è stato fatto, il problema è stato quello di guardare in una sola direzione, quella di Alberto Stasi”, ha concluso.