Delitto di Garlasco, l'avvocato Antonio De Rensis sulla macchia di sangue sul telefono: "Chiara Poggi voleva chiedere aiuto o chi l'ha uccisa..."
CHIARA POGGI HA PROVATO A SALVARSI?
Nella prima giornata dell’incidente probatorio sul delitto di Garlasco, l’avvocato Antonio De Rensis aggiunge un elemento che ritiene importante, anche se non inedito. Il legale di Alberto Stasi ne ha parlato al TG4, commentando l’immagine di un telefono sporco di sangue.
«Oggi è stata mostrata anche a seguito di articoli di giornali, ma era conosciuta. Come tante altre cose, all’epoca non fu considerata», è la premessa del legale, che parla di una «macchia certamente da schizzo», quella sotto la cornetta. Quindi, è stata spostata per fare le fotografie.
«Ma questa macchia è intervenuta in quella zona certamente senza la cornetta sopra, perché è fisicamente impossibile». Di conseguenza, sono due le ipotesi di De Rensis: Chiara Poggi potrebbe aver cercato di chiedere aiuto, «alzando la cornetta per telefonare», oppure chi era in quella casa ha spostato la cornetta per impedire che qualcuno da fuori, telefonando, sentisse che non rispondeva.

«Questa macchia è importante perché è indiscutibilmente impossibile che sia arrivata lì con la cornetta sopra. Non c’è lo sgocciolamento», ha spiegato il legale di Stasi.
QUELLA MACCHIA, UNA PROVA DEL “CONCORSO IN OMICIDIO”?
Quella macchia, secondo Antonio De Rensis, «potrebbe riscrivere la dinamica» del delitto di Garlasco «ed entrare in contrasto con quello che si è sempre detto finora». Ma il legale di Alberto Stasi al TG4 ha fatto anche una considerazione personale sul valore di questa macchia nella ricostruzione dell’omicidio di Chiara Poggi.
«Se io sono solo in una casa con giardino e voglio tentare di scappare al mio aggressore singolo, forse cerco di uscire. Se mi rivolgo al telefono, nel caso in cui quest’azione l’abbia fatta la povera Chiara, è perché forse non sono da sola con una persona, forse c’è una pluralità di soggetti».
Dunque, quella traccia potrebbe essere una delle prove del fatto che non vi sia un solo assassino o che, quantomeno, sul luogo del delitto di Garlasco vi fossero più persone. «Sono fermamente convinto che in quella casa, quella mattina, non ci fosse un solo aggressore, ma persone con ruoli diversi», ha aggiunto il legale, precisando che si tratta di una sua «libera interpretazione». Il suo auspicio è che la nuova indagine possa fare chiarezza anche su questo aspetto.