Delitto di Garlasco, la famiglia di Chiara Poggi non crede all'indagine su Sempio: "Stasi cerca un responsabile alternativo da dare in pasto ai media"
La famiglia di Chiara Poggi non crede all’indagine in corso su Andrea Sempio e ribadisce la sua convinzione sulla colpevolezza dell’unico condannato, Alberto Stasi. I genitori della 26enne uccisa il 13 agosto 2007 ritengono che la verità processuale sul delitto di Garlasco, cristallizzata nella sentenza definitiva a carico dell’allora fidanzato della figlia (in carcere da 10 anni), corrisponda a quella storica.
Il padre e la madre della vittima sono sicuri: Stasi starebbe portando avanti quello che per loro è un “ennesimo tentativo di provare a individuare, con ogni mezzo, un responsabile ‘alternativo’ per consegnarlo in pasto al circuito mediatico“.
È quanto si legge in un passaggio, riportato da Adnkronos, della memoria depositata dall’avvocato dei familiari, Gianluigi Tizzoni, in vista del maxi incidente probatorio sul Dna dell’attuale indagato per omicidio in concorso, Sempio, e sui reperti di interesse nel caso (tutti quelli scampati alla distruzione, tra i quali alcuni mai analizzati).
Delitto di Garlasco, famiglia di Chiara Poggi: “Presenza del Dna di Sempio non cambia la posizione di Stasi”
Pochi giorni dopo il prelievo coatto del Dna di Andrea Sempio per una comparazione in sede di contraddittorio tra le parti, la Procura di Pavia, che procede con una inchiesta riaperta 17 anni dopo il delitto di Garlasco su impulso dei pm, ha dichiarato che il proprio consulente genetista forense Carlo Previderè – noto anche per le sue attività di analisi in casi di nera tra cui quello di Yara -, ha confermato quanto scoperto dalla difesa di Alberto Stasi nel 2016: sulle unghie di Chiara Poggi c’è la traccia genetica dell’attuale indagato (la cui posizione fu già archiviata nel 2017).
Per la famiglia della 26enne, la presenza del profilo di Sempio non cambia di una virgola l’impianto delle responsabilità di Alberto Stasi riconosciute dalla giustizia.
È chiaro che l’indagine di oggi, però, punti a dissipare le ombre che insistono sul giudicato di condanna espresso 10 anni fa a carico dell’ex fidanzato della vittima. Restano interrogativi alimentati da numerose lacune ed errori investigativi e, non ultimo, dalla clamorosa vicenda giudiziaria che vide Stasi assolto con doppia conforme in primo e secondo grado “per non aver commesso il fatto”, poi condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione all’esito del nuovo appello disposto con rinvio dalla Cassazione che, in conclusione, rigettò i ricorsi avverso la sentenza di condanna che fu infine emessa in appello bis.
Ancora oggi, tra le maglie della ricostruzione del delitto di Garlasco risuona la clamorosa requisitoria del procuratore generale Oscar Cedrangolo davanti alla Suprema Corte, durante la fase finale del processo celebrata nel 2015. In quella sede infatti, colui che rappresentava la pubblica accusa chiese clamorosamente di annullare il verdetto di condanna e di assolvere Alberto Stasi per l’assenza di elementi che potessero consentire un giudizio oltre ogni ragionevole dubbio (posizione già tenuta dai giudici nei primi due gradi): “Io non sono in grado di stabilire se Alberto Stasi è colpevole o innocente – le parole del pg ai giudici –. E nemmeno voi“.