Delitto di Garlasco, il giallo delle Dna e delle impronte di Andrea Sempio: Il Tempo ipotizza un "suggerimento" del pm sulla questione del pc...
Il cuore della nuova inchiesta sul delitto di Garlasco resta il DNA sotto le unghie di Chiara Poggi. A ricordarlo è Il Tempo, spiegando che quel profilo genetico non era noto fino al dicembre 2016, quando la difesa di Alberto Stasi riuscì a collegarlo al codice di Andrea Sempio. Questo è l’elemento che ha consentito alla Procura di Pavia di aprire una nuova inchiesta. Di quel DNA chiese conto anche il padre di Sempio durante la precedente indagine, stando a un’intercettazione.
Nel giorno del noto “ne abbiamo cannata una”, il 10 febbraio 2017, quando il giovane spiegò che sullo scontrino si era contraddetto con il padre, quest’ultimo gli chiese se i PM gli avessero posto delle domande anche sul DNA.
La risposta, però, non è nota, perché le trascrizioni delle intercettazioni riportano che la conversazione era a bassa voce. In realtà, come emerso anche da altri passaggi esaminati da Repubblica, ciò che si dissero è comprensibile. Stavolta è Il Tempo a rivelarlo, spiegando di aver ascoltato chiaramente quella conversazione. Il figlio rispose che non avevano parlato del DNA nell’interrogatorio: “Hanno detto che quella era una roba tecnica”.

Sempio ha poi spiegato che le domande che gli vennero fatte sul delitto di Garlasco vertevano su altro: “Si vedeva che mi han fatto proprio domande inerenti a quello sul… Mi ha chiesto che cosa facevo a casa dei Poggi, ho detto che giocavamo nelle sale su e giù”.
DELITTO DI GARLASCO, QUELLE DOMANDE SUL PC…
Nel dialogo completo riportato da Il Tempo, Sempio ammette che i magistrati hanno fatto domande che lasciavano intendere un interesse proprio per il DNA, anche se non ne hanno parlato in modo diretto. Racconta che gli è stato chiesto cosa facesse a casa di Chiara, e perché giocassero sia al piano superiore sia a quello inferiore.
La spiegazione che Sempio dà è che usavano il computer, che si trovava in un punto specifico della casa, per cui dovevano muoversi tra i piani: “Perché c’è quello che voleva sapere se c’erano dei giochi che dovevamo per forza usare sul PC e se il PC allora lo usavamo…”.
Il giornale riferisce che quell’insistenza sarebbe legata alla convinzione degli inquirenti che ci fosse DNA di Sempio sotto le unghie di Chiara Poggi. Nel 2014, il genetista Francesco De Stefano aveva già detto in tribunale nel processo sul delitto di Garlasco che il DNA sembrava da contatto diretto, ma nel 2017 lo stesso esperto, sentito dal procuratore Venditti, aveva ampliato questa ipotesi includendo anche un contatto mediato tramite oggetto.
Un dettaglio importante, perché la difesa potrebbe sostenere che il contatto genetico sia avvenuto così — usando il computer della vittima — e non in modo violento.