DELITTO DI GARLASCO, LE INDAGINI NEL MIRINO
L’ex comandante dei Ris di Parma, Giampietro Lago, riconosce i limiti della prima indagine sul delitto di Garlasco; d’altra parte, a Ore 14 Sera fa delle precisazioni sull’attività svolta all’epoca. “Non dimentichiamo che una parte scelse legittimamente il rito abbreviato; quindi, venne congelato il lavoro in quel momento per andare a processo con quei presupposti”, ha dichiarato il generale.
Il riferimento è anche al fatto che, in occasione dell’incidente probatorio, si stanno effettuando nuovi approfondimenti. “Tra i reperti si fa una scelta sulle analisi da fare; ciò che conta è che siano a disposizione”. Per quanto riguarda il fatto che inizialmente siano stati i carabinieri a svolgere le indagini, Lago ha fatto presente che si tratta “fondamentalmente di un tema di risorse”.
In altre parole, i Ris non possono effettuare sopralluoghi ovunque. Relativamente all’impronta 33, attribuita ad Andrea Sempio, Lago ha confermato che l’analisi condotta all’epoca per la ricerca del sangue fu, per quegli anni, abbastanza sofisticata: “La procedura fu quasi sperimentale”. D’altra parte, la tecnologia era comunque meno avanzata rispetto a quella attuale.
GIAMPIETRO LAGO SULLE MACCHIE DI SANGUE
Ma per Giampietro Lago non ci sono dubbi sul fatto che quell’impronta contenesse tracce di sangue. “Il dubbio non c’è mai stato. Il tema si è posto per il colore dovuto all’uso del reagente. Se ci fosse stato sangue, quell’impronta sarebbe finita al centro dell’indagine”, ha spiegato l’ex comandante dei Ris a Ore 14 Sera.
Riguardo al nuovo sopralluogo, Lago ritiene che “negli ultimi decenni si siano sviluppate tecnologie di documentazione dei luoghi che consentono una sorta di navigazione nello spazio”. Si tratta, quindi, di un supporto più sofisticato.
“Il motivo per cui è stato disposto ciò posso solo ipotizzarlo. Conoscendo la tecnologia usata, posso dire che stiamo parlando di un lavoro di documentazione che rende quel fascicolo più consistente e che permette di vedere con maggiore cognizione di causa la scena del crimine”, ha aggiunto Lago.
In merito, infine, alla macchia di sangue sul telefono fisso, il generale ritiene che la cornetta del telefono non sia stata alzata; altrimenti, ci sarebbero state più macchie sotto. “Non avremmo dovuto avere tracce sopra la cornetta, se fosse stata alzata”.