DELITTO DI GARLASCO, L’APPELLO DEL GIUDICE GENNARI
Il delitto di Garlasco, di cui si parla stasera a Zona Bianca, suscita anche una riflessione sul rapporto tra giustizia italiana e scienza forense, in particolare la genetica forense. Secondo Giuseppe Gennari, giudice del Tribunale di Milano, i magistrati italiani non sono preparati per gestire correttamente le prove scientifiche nei processi penali, soprattutto quelle legate al DNA. Questo può portare a gravi errori giudiziari, “determinando gravi ripercussioni sui diritti degli imputati“, e a un calo della credibilità della giustizia.
Nell’intervista rilasciata all’Agi solleva, dunque, il paradosso della scienza moderna, che ha fatto grandi progressi e consente di rilevare DNA in quantità infinitesimali, ma i giudici (e spesso anche gli esperti) non sanno interpretare correttamente i dati. Non basta trovare una traccia di DNA, ma anche capire cosa significa. C’è poi un problema di affidabilità, perché in Italia c’è una legge che da vent’anni obbliga i laboratori di DNA ad essere accreditati, cioè a rispettare certi standard scientifici, ma nel caso del delitto di Garlasco – ha spiegato Gennari – il laboratorio di De Stefano, che ha fatto l’analisi, non era accreditato, nonostante ce ne fossero altri disponibili: “Questo ha minato la robustezza della sua perizia“.
Il magistrato segnala anche la fiducia eccessiva nelle strutture universitarie, che però spesso non hanno fondi né attrezzature moderne, mentre un laboratorio privato può avere strumenti più precisi. La qualità dell’analisi scientifica dipende molto anche da questo. Dunque, Gennari suggerisce di spingere sulla formazione dei magistrati, di rivedere i protocolli e usare meglio la scienza, per evitare errori.
DELITTO DI GARLASCO, IL PARERE DELLA GENETISTA SUL DNA DI SEMPIO
Del materiale genetico attribuito ad Andrea Sempio nella nuova inchiesta sul delitto di Garlasco ha parlato la genetista forense Marina Baldi, docente alla Sapienza. A Il Messaggero ha spiegato perché le perizie sul DNA possono dare risultati diversi anche se si analizza lo stesso materiale. In primis, le tecnologie migliorano, quindi i metodi di analisi diventano più sensibili e precisi: ciò che non si riusciva a rilevare o interpretare anni prima, oggi può dare nuovi risultati.
Ad esempio, la prima perizia del 2007 ha rilevato solo DNA femminile, invece nella seconda del 2014 è stato trovato anche DNA maschile, seppur in piccolissima quantità e solo in due dita, ma era incompleto, non c’erano abbastanza dati per attribuirlo con certezza a qualcuno, mentre ora si ritiene che vi siano 15 minuzie comparabili con Andrea Sempio.
Se dal punto di vista scientifico, il DNA trovato è compatibile con quello di Sempio (o di un suo parente maschio), da quello investigativo – secondo Baldi – non vuol dire necessariamente che Sempio abbia a che fare con il delitto di Garlasco, perché il DNA trovato era pochissimo e ootrebbe trattarsi di contatto indiretto (ad esempio, Chiara Poggi ha toccato oggetti usati da Sempio), che può spiegarsi con la normale frequentazione della casa.
“Mi sembra più un contatto secondario, che Chiara possa avere toccato anche Sempio. Tecnicamente il dna può essere il suo, ma dal punto di vista investigativo potrebbe davvero di tracce lasciate sulla tastiera del computer, anche a distanza di una settimana. Su un computer una traccia può stare anche un mese, non è un oggetto che si lava“, ha osservato la genetista.