Si parla del delitto di Garlasco negli studi di Quarto Grado e ieri in studio vi erano per la prima volta il colonnello Gennaro Cassese, all’epoca dell’omicidio di Chiara Poggi, capitano della compagnia di Vigevano, nonchè il maresciallo Roberto Pennini, brigadiere alla stazione di Garlasco nel 2007. I due sono stati fra i primi ad entrare nella villetta di via Pascoli in Garlasco, dopo la famosa chiamata di Alberto Stasi. Le prime parole sono state di Cassese, che ha spiegato: “Solo i primi due militari, Serra e Moscatelli, sono entrati senza calzari, anche perchè dalle prime indicazioni del signor Stasi, si parlava di un incidente domestico, non si sapeva se fosse morta questa persona… quando sono entrati si sono solo accertati se fosse in vita e sono entrati così come erano in servizio, ponendo la massima cautela dove mettevamo i piedi, evitando le macchie di sangue. Successivamente è arrivato il brigadiere Penini che è entrato con calzari e guanti”. Quindi ha ricordato così la prima volta che è entrato in casa di Chiara Poggi: “La prima volta mi ha colpito la quantità di sangue proiettate sulle pareti, sul pavimento, quella macchia che lasciava presupporre che la ragazza fosse stata trascinata, si percepiva l’estrema crudeltà sul corpo di questa ragazza che era letteralmente martoriata”.
Sulla spazzatura, oggetto dell’incidente probatorio in questi giorni, il generale dei carabinieri ha spiegato: “La spazzatura? E’ stata visionata nel primo sopralluogo del 13, non è stata considerata di interesse in quel momento, quando poi la famiglia Poggi voleva ritornare in possesso dell’appartamento, si è deciso con la procura di mantenere in sequestro alcune cose, nel decreto è indicato perchè quella spazzatura doveva continuare ad essere sequestrata, era di interesse investigativo ma anche nell’interesse del giudice del dibattimento, è indicato sul decreto. C’era una sovrapposizione di comandi all’epoca, per gli omicidi interviene il reparto operativo del provinciale, c’era il brigadieri pennini, il brigadiere cavalli e poi sono stato chiamato dal reparto provinciale per questa attività, sono arrivati, hanno sottoposto a sequestro la villetta, e per quanto mi riguarda quella spazzatura non l’ho considerata di interesse investigativo”.
DELITTO DI GARLASCO, CASSESE E LO SCONTRINO DI SEMPIO
Sul famoso scontrino di Andrea Sempio in merito alla mattina del 13 agosto 2007, quando l’indagato racconta di essere andato a Vigevano in libreria, il colonnello ha spiegato: “Nel 2008 quando abbiamo sentito Andrea Sempio, mi ha esibito lo scontrino. Non ricordo se glielo abbiamo richiesto, l’unico dato certo è che lo abbiamo acquisito. Non ho memoria che si sia presentato con questo scontrino. Solitamente indico tutto nel verbale, questo particolare non lo ricordo. Non ricordo nello specifico ma solitamente scriviamo tutto, se interrompevamo per andare a prendere lo scontrino ci sarà scritto. Questo scontrino fu considerato da noi e dalla procura irrilevante, anche perchè i suoi movimenti vennero ricostruiti da altre persone, per cui senza una targa e senza nulla…”.
Così invece il maresciallo Roberto Pennini, brigadiere alla stazione di Garlasco all’epoca dei fatti, che ha raccontato cosa ha visto la prima volta che è entrato nella villetta dei Poggi: “Quando sono entrato mi ha colpito la grande quantità di sangue che c’era dopo l’ingresso fino alla scala che conduce al seminterrato, ce ne era davvero tanto, poi si vedeva prima di giungere al seminterrato, dove c’è il telefono, quella parete era coperta dal sangue, c’erano schizzi molto alti, la scena mi ha colpito e io ho fatto molta attenzione a camminare anche se avevo calzare per evitare di inquinare la scena del crimine”. Quindi il maresciallo Pennini ha aggiunto: “Sospetti sulle gemelle Cappa? Non avevamo alcun sospetto, erano state sentite più volte in procura, ma non era emerso nulla nei loro confronti. Non posso sapere cosa ha in mano adesso la procura che sta indagando, non so se abbia in mano qualche elemento in più, non posso saperlo”. Il colonnello Cassese, sempre sulle sorelle Cappa, ha aggiunto: “Le ragazze sono state sentite più volte, il 13, successivamente, poi di nuovo nel 2008, anche la mamma, e nel corso delle loro audizioni sono stati effettuati riscontri sia di tipo oggettivo sia attraverso altre persone che potessero avvalorare la loro versione. Sulla mamma Rosa è stata ricostruita l’intera mattinata anche attraverso persone così come elementi oggettivi, come un pagamento fatto col pos e all’ufficio postale. La stessa cosa l’abbiamo fatto con la Stefania, abbiamo ricostruito la loro versione”.
DELITTO DI GARLASCO, CASSESE: “LE SORELLE CAPPA FURONO SENTITE PIÙ VOLTE…”
Sul famoso incontro in caserma fra Stasi e la sorella Cappa: “Non è stato un incontro concordato con Stefania Cappa che doveva stimolare, abbiamo solo voluto vedere la loro reazione”. Di nuovo Pennini: “Stasi? Lui non ci è mai entrato insieme a noi. I due colleghi che sono entrati per primi e poi io, abbiamo impedito l’accesso a Stasi visto che lui era già entrato, ed è stato una fortuna per il proseguo degli accertamenti. Lui non mi sembrava particolarmente agitato, è rimasto con le braccia conserte sul muretto, era solito stare in quella posizione, non manifestava segni di nervosismo, lui voleva entrare insieme a noi. Il cancelletto era chiuso, l’avrà chiuso lui. Stasi riferisce di aver scavalcato per entrare poi non so se quando è uscito abbia riscavalcato, comunque anche noi abbiamo dovuto scavalcare il cancello”.
Cassese conferma: “E’ stato verbalizzato, lui ha detto che di aver chiuso il cancelletto e quando sono arrivati i carabinieri ha dovuto scavalcare. Lui mi aveva chiesto di rientrare ma gli è sempre stato vietato, anche perchè se fosse rientrato lui sarebbe uscito con le scarpe imbrattate di sangue e forse non staremmo qui a parlare”.