DELITTO DI GARLASCO, I DUBBI DI CASSESE E PENNINI SU BRUSCAGIN
Mentre proseguono le indagini sul delitto di Garlasco, spunta un altro giallo: quello che riguarda il “super testimone” Gianni Bruscagin. Le sue dichiarazioni avevano riacceso alcuni dubbi sulle gemelle Cappa, estranee all’omicidio di Chiara Poggi, ma hanno anche spinto i carabinieri a dragare il canale Tromello alla ricerca di una borsa piena di attrezzi.
Peraltro, è emerso che questi sarebbero stati consegnati alle forze dell’ordine da un manovale egiziano che, anni fa, li aveva recuperati scandagliando il canale. Se ne parla a Ore 14 Sera, dove Gennaro Cassese, ex comandante dei carabinieri di Vigevano, fa notare che l’ex maresciallo Francesco Marchetto lo riteneva “super attendibile” perché lo conosceva da tempo. Cassese segnala che si conoscevano molto bene, visto che gli avrebbe permesso di ottenere il porto d’armi.

IL DOCUMENTO PER IL RINNOVO DEL PORTO D’ARMI
“Bruscagin, che di fatto era disoccupato o comunque non impiegato con un contratto, va dall’amico Marchetto chiedendo un documento difficile da ottenere, una sorta di nulla osta che si chiede alle forze di polizia o ai carabinieri quando si vuole fare domanda di porto d’armi” – la spiegazione fornita dal conduttore Milo Infante.
Questi ha mostrato un documento risalente al 16 ottobre 2007, da cui si evince che Marchetto riteneva che sussistessero le condizioni di legge per il rinnovo del porto d’armi per difesa personale, esprimendo parere favorevole al rinnovo, e indicando come attività lavorativa “incarico di trasporto valori e accompagnamento del personale addetto al versamento degli incassi della sotto… società”.
LE VERIFICHE DI PENNINI
Ma il maresciallo Luigi Roberto Pennini scoprì che, in realtà, Bruscagin era disoccupato. “All’istanza per ottenere il rinnovo aveva allegato richieste da parte di due società con cui collaborava. Effettivamente faceva questi servizi di vigilanza, ma una partita Iva non c’era, neppure una stringa contributiva c’era. Si poteva ipotizzare che fosse un lavoro in nero, ma non potevamo autorizzare una persona al porto d’armi per un lavoro in nero”, ha dichiarato Pennini, presente in studio.