L’utilizzo di tecnologie più avanzate ha consentito ai consulenti tecnici di concludere che l’impronta individuata vicino al cadavere di Chiara Poggi è riconducibile ad Andrea Sempio. Lo precisa la Procura di Pavia in un comunicato stampa, firmato dal procuratore Fabio Napoleone, in cui si fanno alcune precisazioni a causa delle “imprecisioni e inesattezze” riportate dai media riguardo all’impronta 33, quella individuata su una parete delle scale dove è stato ritrovato il cadavere della vittima del delitto di Garlasco.
Oltre a informare che la consulenza tecnica dattiloscopica è stata depositata – anche al fine di consentire alla difesa dell’indagato Andrea Sempio di visionarla e di elaborare eventuali deduzioni – il procuratore chiarisce che quegli accertamenti sono stati richiesti per tutte le impronte che, all’epoca dell’omicidio di Chiara Poggi, non furono attribuite o furono considerate non utili.
I consulenti, utilizzando “nuove potenzialità tecniche a disposizione, sia hardware che software“, hanno concluso che quell’impronta, “evidenziata mediante l’impiego della ninidrina“, è attribuibile al palmo destro di Andrea Sempio. Inoltre, sono 15 i punti di contatto con l’indagato: a tal riguardo si parla di una “corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche“.
DELITTO DI GARLASCO, LE PRECISAZIONI DELLA PROCURA SULLA PERIZIA
Per quanto riguarda il trattamento delle superfici, i Ris di Parma, nel 2007, usarono la ninidrina – una sostanza chimica che serve a evidenziare le impronte e le tracce invisibili a occhio nudo – sulle pareti e sul soffitto delle scale che portano alla cantina della casa del delitto di Garlasco. Questa attività fu svolta il 21 agosto 2007. Dopo alcuni giorni furono ispezionate le superfici trattate, scoprendo quell’impronta, che fu fotografata digitalmente.
Una parte dell’impronta non fu ritenuta utile, in quanto priva di dettagli chiari, le cosiddette creste. Quindi venne rimossa, grattando l’intonaco con un bisturi sterile per effettuare analisi in laboratorio. Su questo punto, tra l’altro, sono state avviate nuove indagini. L’altra parte dell’impronta 33 fu ritenuta non utile per l’identificazione dattiloscopica, e quindi non utile per risalire a chi appartenesse.
Ma dal riesame di tutte le vecchie impronte ritenute non attribuibili – reso possibile grazie alle tecnologie più avanzate oggi disponibili – è stato possibile stabilire che l’impronta 33 è compatibile con il palmo destro di Andrea Sempio, perché vi sono 15 punti (minuzie) in comune tra l’impronta e la sua mano.